Giorgio Armani Operations commissariata per caporalato e lavoro in nero. Un impero da 2,3 miliardi di euro sotto inchiesta!
Il mondo della moda è sconvolto dallo scandalo che coinvolge Giorgio Armani Operations, accusata di caporalato e utilizzo di manodopera cinese in nero. La società del gruppo Armani è finita in amministrazione giudiziaria a causa delle gravi violazioni dei diritti dei lavoratori. Gli operai costretti a turni massacranti fino a 14 ore e a condizioni di lavoro pericolose rappresentano solo la punta dell'iceberg di un sistema illecito che ha scosso l'intero settore.
La decisione del Tribunale di Milano di mettere in amministrazione controllata la Giorgio Armani Operations è stata accolta con shock nell'industria della moda. Un impero da 2,3 miliardi di euro è ora sotto i riflettori per presunte pratiche illegali che coinvolgono migliaia di dipendenti e 650 boutique in tutto il mondo. La società si è difesa sostenendo di aver sempre attuato misure corrette, ma le accuse dei giudici sono chiare: sfruttamento e violazioni dei diritti dei lavoratori.
La Giorgio Armani Operations dovrà affrontare un anno di amministrazione giudiziaria con l'obiettivo di risanare i rapporti con i fornitori e porre fine alle pratiche illegali. Questo scandalo ha messo in luce la fragilità di un settore che spesso si concentra sul lusso e la bellezza, ma che nasconde dietro le sfilate e le vetrine una realtà oscura e spietata per molti lavoratori invisibili.
Giorgio Armani, l'imprenditore di successo dietro l'impero della moda, si trova ora al centro di un'inchiesta che potrebbe cambiare per sempre il suo marchio. Con 8.700 dipendenti e una rete globale di negozi, la sua azienda è un gigante del settore, ma ora è minacciata da gravi accuse di sfruttamento. La sua reputazione e il suo impero da miliardi di euro sono in pericolo, e il mondo della moda osserva con attenzione l'evolversi di questa vicenda controversa.
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Milano, 5 apr. (Adnkronos) - A partire dal 2017 quattro opifici cinesi avrebbero realizzato accessori per il marchio Giorgio Armani.
L'azienda dell'alta moda non avrebbe fatto abbastanza per prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell'ambito del ciclo produttivo.