Il presidente del Senato, rispondendo alle critiche alla premier Meloni per una sua frase sull'eccidio delle Fosse Ardeatine, ha affermato che "Via Rasella ...
A seguito delle polemiche che si sono scatenate dopo le dichiarazioni dell'esponente di Fratelli d'Italia nel podcast, La Russa ha replicato: "Confermo parola per parola la mia condanna durissima dell'eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito una delle pagine più brutali della nostra storia. Mi dispiace per La Russa ma non è accettabile mettere sullo stesso piano i partigiani che combattevano per liberare l'Italia e i nazifascisti". Il presidente del Senato, rispondendo alle critiche alla premier Meloni per una sua frase sull'eccidio delle Fosse Ardeatine, ha affermato che "Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS". "Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non". Con sentenza del 7 agosto 2007 la Corte di Cassazione ha chiarito che i militari nazisti uccisi in via Rasella erano 'soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e Maschinenpistolen' e non dei musicanti pensionati alto-atesini, come sostiene La Russa". Chi muore per un'idea e per una scelta ideale, non può mai essere oggetto di avversione".
In un'intervista al podcast di Libero il presidente del Senato ricostruisce a modo suo l'agguato che provocò il tremendo eccidio delle Fosse Ardeatine.
L’invito è quello di non «contestare parole per parole», sperando sempre di dire «”ha sbagliato perché non ha detto le parole che avrei detto io”». Durante l’intervista a Terraverso, condotta da Emanuele Ranucci e Pietro Senaldi, il presidente del Senato ha ricevuto in regalo il busto di Lenin. [L’ira dell’Anpi su La Russa: «Assolve il fascismo e delegittima la Resistenza. Sul busto del Duce custodito nella sua casa milanese, motivo di non poche polemiche ormai da tempo, La Russa racconta: «Non ce l’ho più, se lo è rubato mia sorella». Dopo quell’azione fu deciso che in gran segreto e rapidamente, entro un massimo di 24 ore, bisognasse trucidare «dieci criminali comunisti-badogliani» per ogni tedesco morto in via Rasella. [Ignazio La Russa](https://www.open.online/temi/ignazio-la-russa/) ha ricostruito l’attacco partigiano di Via Rasella del marzo 1944, che provocò l’efferata reazione dei militari tedeschi con l’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Per Ignazio La Russa in uno degli eventi più noti della Resistenza sarebbero morti i membri di «una banda musicale di semi pensionati»: non è vero.
Secondo alcune interpretazioni storiche, le azioni dei GAP come quella di via Rasella ebbero più che altro uno scopo politico e morale: mostrare che una parte degli italiani si opponeva attivamente ai tedeschi e ai fascisti, cercando di contribuire alla liberazione. In più, nel corso della notte e della mattina successiva, altri due soldati nazisti erano morti per le ferite, aumentando ulteriormente il numero totale di ostaggi da trovare. I tedeschi chiesero aiuto alle autorità italiane, che dipendevano dalla Repubblica di Salò, creata da Benito Mussolini nel Nord Italia dopo il suo arresto nel 1943 e la successiva liberazione. Carla Capponi, che aveva aiutato Bentivegna a fuggire facendogli indossare l’impermeabile, scrisse che alla notizia della rappresaglia provò «un’angoscia» e una «disperazione terribile». Cinque alla volta i prigionieri vennero condotti all’interno e uccisi con un colpo di pistola alla nuca. La regolarità del loro percorso, i ranghi compatti in cui marciavano e le strette strade che percorrevano rendevano il gruppo un bersaglio ideale per un’azione di guerriglia. Dal pomeriggio del 23 marzo Herbert Kappler, ufficiale delle SS e comandante della polizia tedesca a Roma, iniziò a cercare più di trecento ostaggi da fucilare. Il luogo scelto per l’attacco fu via Rasella, una parallela di via del Tritone. È vero invece che non facevano parte delle SS, anche se tutti i reparti di polizia tedeschi all’epoca facevano riferimento alla struttura di comando delle SS. Il reparto fu utilizzato in Italia soprattutto per compiti di sorveglianza quando Roma fu occupata in seguito all’armistizio dell’8 settembre del 1943. Come hanno documentato decenni di studi storici, nell’attentato furono uccisi 33 membri del Polizeiregiment “Bozen”, un reparto militare della polizia nazista creato in Alto Adige nell’autunno del 1943 quando l’esercito tedesco occupò la regione (Bozen è il nome tedesco di Bolzano). [Terraverso](https://www.liberoquotidiano.it/video/liberotv/35369883/terraverso-ignazio-la-russa-immigrazione-arma-puntata-contro-italia.html) del quotidiano Libero, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha parlato di uno dei fatti storici più noti della Resistenza italiana al nazifascismo, l’attentato di via Rasella a Roma, compiuto il 23 marzo del 1944.
La storia del "Polizeiregiment" e dell'agguato di via Rasella che scatenò la vendetta nazista e l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Il primo battaglione Bozen fu operativo in Istria e il secondo nel Bellunese dove fu coinvolto nella strage della Valle del Biois dell'agosto 1944. Dal bollettino dei comandanti della polizia relativo all'anno 1944 risulta peraltro che al nome del "Bozen" fu aggiunto il prefisso "SS-" solo ventiquattro giorni dopo via Rasella, il 16 aprile. Composto da tre battaglioni, il più noto è sicuramente il terzo che venne impiegato con compiti di guardia e sorveglianza nella Roma occupata, dove il 23 marzo 1944 l'11esima Compagnia fu colpita in via Rasella da partigiani gappisti.
La potenza del fuoco investe l'11esima compagnia del I battaglione del Reggimento di Polizia tedesca (Polizeiregiment) Bozen – un reparto militare della ...
Kappler venne arrestato alla fine della guerra e condannato per l’eccidio del 24 marzo, per la deportazione degli ebrei di Roma e per altri crimini di guerra (riuscì a fuggire dal carcere nel 1977 e morì in Germania due anni più tardi). Per tutta la giornata le SS andarono avanti con le esecuzioni e vennero distribuite razioni extra di cognac per tenere alto il morale. In un bidone della spazzatura vennero sistemate alcune cariche di esplosivo, mentre un gruppo di partigiani si appostò nelle vie vicine per attaccare i tedeschi dopo le esplosioni. Alla fine, mettendo insieme anche i nomi di presunti oppositori al regime, comunisti ed ebrei (alcuni forniti da Pietro Koch, capo di una delle numerose bande armate e milizie più o meno ufficiali di Salò) Kappler riuscì a riempire la sua lista di 335 persone. La regolarità del loro percorso, i ranghi compatti in cui marciavano e le strette strade che percorrevano rendevano il gruppo un bersaglio ideale per un’azione di guerriglia. Dei 156 uomini di cui era formata la truppa tra coscritti altoatesini e ufficiali e sottufficiali della Germania nazista, 33 militari rimangono uccisi (di cui 6 civili italiani) altri 9 tedeschi nei giorni successivi e un centinaio circa furono i feriti.
L'azione dei gappisti provocò la morte di 33 soldati del battaglione "Bozen". Il carretto dell'immondizia con 18 chili di tritolo.
A trasportare e collocare in via Rasella il contenitore della nettezza urbana contenente 18 chili di tritolo e schegge di metallo era stato Rosario Bentivegna (nome di battaglia «Paolo»), studente di medicina 22enne, che aveva preso in consegna l’ordigno assemblato da un altro giovane antifascista, il fisico Giulio Contini, e da sua moglie Giulia. 23 marzo 1944, Roma è occupata dalle forze tedesche dall'8 settembre 1943, siamo nel pieno della «Resistenza Romana». Ore 15.42, via Rasella è una stradina stretta e in discesa alle spalle di via del Tritone: al passaggio del battaglione del Polizeiregiment «Bozen», di ritorno dal poligono di tiro di Tor di Quinto, scoppia un ordigno nascosto dentro un carretto dell’immondizia.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha dichiarato che nell'attentato di via Rasella a Roma - da cui derivò l'eccidio delle Fosse Ardeatine...
Per La Russa quello a Meloni è stato "un attacco pretestuoso", perché "tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che lavorava con loro". "Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della Resistenza" perché i partigiani uccisero dei musicisti "semipensionati" e non dei soldati nazisti. Chi muore per un'idea e per una scelta ideale, non può mai essere oggetto di avversione".
Scoppia la polemica dopo le dichiarazioni del Presidente del Senato. Per la segretaria del pd Elly Schlein: parole indecenti.
"Sono ammirato dalla determinazione con cui La Russa sta riuscendo a dimostrare ogni giorno la sua inadeguatezza come Presidente del Senato" scrive sui social il leader di Azione Carlo Calenda. "Parole indecenti, inaccettabili per il ruolo che ricopre" dice la segretaria del pd Elly Schlein. A una settimana dalla commemorazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine a scatenare la bufera sono le parole del Presidente del Senato Ignazio La Russa.
Ecco cosa è successo il 23 marzo 1944 nell'agguato di via Rasella a Roma, l'attentato partigiano che scatenò l'eccidio delle Fosse Ardeatine da parte dei ...
[ebrei](https://www.focus.it/cultura/storia/origini-antisemitismo-perche-esiste-ancora) in attesa di deportazione. [processo](https://www.focus.it/cultura/storia/processo-di-norimberga) nel dopoguerra – la strage non fu preceduta da nessun appello rivolto alla popolazione romana e prima dell'esecuzione degli ostaggi non venne diramato alcun avvertimento affinché gli attentatori, cioè i GAP, si consegnassero per evitare la rappresaglia. Dopo i riferimenti all'attentato, definito con una certa approssimazione una "vile imboscata" perpetrata da "comunisti badogliani", si dava conto della terribile verità. Le SS a Roma si mossero subito per trovare degli ostaggi, anche se non fu semplice. Si decise dunque di passare per le armi 10 italiani per ogni singolo tedesco morto. Tuttavia, la soluzione proposta sembrò troppo drastica e, con la mediazione del comandante dell'esercito tedesco in Italia, il feldmaresciallo Albert Kesselring, la richiesta di Hitler venne ridimensionata. Anche tramite il coinvolgimento del ministro dell'Interno della RSI, il comandante delle SS di Roma Herbert Kappler riuscì a radunare un gruppo di prigionieri condannati a morte, all'ergastolo o in attesa di sentenza. Si trattava di soldati che non facevano parte delle SS, sebbene come tutti i reparti di polizia tedesca dipendevano dalle SS. L'attentato avvenne in un contesto segnato dal clima terrore imposto nel centro-nord del Paese dai nazifascisti, quando si erano costituite le prime formazioni di partigiani. Fu eseguito dai GAP (Gruppi di Azione Patriottica), protagonisti della guerriglia urbana clandestina e collegati alle Brigate Garibaldi, quelle comuniste. Una bomba posizionata dai partigiani in un bidone della spazzatura fu fatta esplodere al loro passaggio. Il luogo scelto per l'attacco fu via Rasella, una stretta strada a pochi passi dal Quirinale, dove la colonna del reggimento Bozen era solita passare.
Quelli che vennero uccisi [nell'attentato di via Rasella n.d.r.] non erano biechi nazisti delle SS ma una banda di semi-pensionati, una banda...
8’50’’): «No, tutt’altro, anche perché quelli che vennero uccisi non erano biechi nazisti delle SS, ma era una banda di semipensionati, una banda musicale». Affermazione che aveva causato diverse critiche alla presidente del Consiglio, accusata di tacere sull’antifascismo delle vittime e sulle complicità del regime fascista, scegliendo una più comoda (per lei) contrapposizione italiani/stranieri. La Russa ha parlato dell’argomento per difendere Giorgia Meloni: pochi giorni prima la presidente del Consiglio