Un incontro casuale, un mezzo inseguimento, un gesto nobile. A dieci anni dalla scomparsa, un piccolo omaggio a uno degli artisti più poliedrici e per certi ...
Nessuno si accorse di niente, ma non riesco a dimenticare lo sguardo di quel ragazzo che rispose in lacrime e con un abbraccio vigoroso a chi gli aveva fatto quel regalo inatteso. Poi, giunti a un semaforo, Jannacci vide un ragazzo con in mano la classica spazzola che cercava di tirare su qualche moneta lavando il parabrezza degli automobilisti in sosta. Jannacci, soprattutto, non era inquadrabile: è partito col rock‘n’roll, ha attraversato il teatro canzone, il cabaret, la scrittura di denuncia e non ha mai smesso di fare il medico. Non è che avessi un ruolo preciso, semplicemente facevo quello che gli altri si rifiutavano di fare e nessuno voleva mai andare in giro per Milano a consegnare le buste paga ai dipendenti delle aziende per cui lavoravamo. Le cose non sono cambiate nemmeno dopo la morte, che in genere porta con sé la riscoperta. Inevitabilmente scattava la domanda: com’è possibile che un autore del genere non venga considerato alla stregua di De Andrè o De Gregori?
Enzo Jannacci, a dieci anni dalla morte - Era cantante, cabarettista, musicista, jazzista... e medico. L'artista è stato più volte ospite della RSI.
Con il suo sguardo pieno di ironia, intelligenza e umanità ha raccontato tante storie, di persone ai margini, di realtà dimenticate. Testimone del suo tempo, capace di dividersi tra concerti, dischi e produzioni, tra teatro e televisione, pubblicità, regie, cinema e cabaret, sempre seguendo una traiettoria di umorismo, 'nonsense' e amare riflessioni sui più sfortunati, sui derelitti, sui dimenticati dalla società. e medico.
Nel 2013 ci lasciava Enzo Jannacci, straordinario protagonista dello spettacolo. Il figlio Paolo a giugno celebrerà il padre con una serata-evento.
Negli anni 90 ha fatto coppia con Piero Chiambretti ne "Il laureato Bis", ha partecipato a "Stiamo lavorando per voi", la trasmissione che ha visto il ritorno di Cochi e Renato, per cui ha scritto anche la sigla, "Nebbia in Val Padana", mentre negli anni 2000 è comparso più volte a "Zelig", dove suo figlio Paolo era maestro d'orchestra. Un'altra collaborazione particolarmente fortunata e fruttuosa è stata quella con Cochi e Renato. Negli Anni 90 ha partecipato anche a tre edizioni del Festival di Sanremo lasciando sempre un segno importante, a partire da "Se me lo dicevi prima" nel 1989, per passare alla drammatica "La fotografia" del 1991, la dissacrante "I soliti accordi" in coppia con Paolo Rossi nel 1994, fino a "Quando un musicista ride" nel 1998, vincendo il premio della critica sia nel '91 che nel '98. Nato il 3 giugno del 1935, Enzo Jannacci è stato uno dei grandi protagonisti di un fermento culturale milanese nato tra la fine degli Anni 50 e l'inizio dei 60. , in onore di Enzo Jannacci. -
La vita e l'arte del grande cantautore milanese, scomparso il 29 marzo 2013, viene ripercorsa nella biografia scritta a quattro mani dal figlio Paolo ...
Avvicinarlo è un’occasione per fare una riflessione su mondi e su esseri umani straordinari che la poesia di Enzo è riuscita a disegnare come nessun altro, e a cui io sono legato per la mia storia e per la mia formazione. Io credo che l’ispirazione sia la grande prerogativa di una canzone, non certo il lavoro a tavolino. Pubblicato nel 1987 (quando Belli poco più che ventenne aveva appena fondato la sua prima band di successo, i Ladri di Biciclette), Parlare con i limoni entra nella scaletta dell’ultimo album dell’artista emiliano, La musica che ci gira intorno, affettuoso tributo a Jannacci, intensa la sua versione con chitarra e armonica a bocca, che Paolo (Belli) ha così voluto raccontare: “È stato un modo per rivolgermi a un genio che mi ha influenzato in le ultime parole famose ogni maniera possibile. Per me Jannacci è, insieme a James Brown, John Belushi e Totò, un maestro che mi accompagna sempre e da cui apprendere...” E inoltre, non si può dimenticare, la sempre graditissima attenzione e amore che Ale e Franz, nelle loro citazioni e interpretazioni, rivolgono a Enzo durante i loro spettacoli. Il libro, che prende il nome da una celebre canzone contenuta in Foto Ricordo, album del 1979, è la storia appassionata di una vita unica e irripetibile, dove l’artista e l’uomo Enzo Jannacci sono fotografati e raccontati da chi lo ha visto e conosciuto da vicino, sul lavoro, tra gli hobby, accompagnandone la carriera e le avventure di tutti i giorni. Non è facile raccontare un artista “irregolare”, geniale e fuori dagli schemi come Enzo Jannacci, morto dieci anni fa, il 29 marzo 2013.
Il “medico” della musica italiana si è spento il 29 marzo 2013: “Questo giorno rappresenta per me una data molto difficile”, dichiara il figlio Paolo.
J-Ax ha scritto “Ci manchi, Enzo” e ha condiviso il post di Paolo Jannacci, che ha ringraziato chi sta ricordando il padre: “Questo post per ringraziare con il cuore, con la mente, con le mani... di Milano al n° 1125258. Tutti gli amici e tutti coloro che stanno ricordando, a modo loro, mio padre e un po' anche me. Enzo Jannacci, a 10 anni dalla morte, viene ricordato da Vasco Rossi, J-Ax, il figlio Paolo, Renato Pozzetto e molti altri. Sono cresciuto con le sue canzoni, con i suoi dischi in dialetto. Tra i primi a ricordarlo c’è Vasco Rossi che ha cantato con lui “Vita spericolata” in una delle sue trasmissioni e ha scritto: “10 anni senza Jannacci.
Sono passati dieci anni dalla morte del cantautore. Forse ci vuole davvero orecchio pure con il passato, forse bisogna avere il pacco immerso dentro al ...
Quel che è certo è che Enzo Jannacci è un passato da dieci anni. Perché non esiste cosa più complessa di un musicista che parla di musica con altri musicisti. Non per tutti almeno. Perché la decina è una cifra di quelle che non sai come pesare. [musica](https://www.ilfoglio.it/musica/) un po’ meno, ma questo è discorso da musicisti per musicisti e con musicisti. Bella invenzione la radio, l’aveva detto più volte Enzo Jannacci, o meglio l’aveva borbottato, perché Enzo Jannacci parlava sì, ma soprattutto borbottava.
Enzo Jannacci anniversario 10 anni dalla morte, il ricordo del cantautore milanese che ha scritto un'importante pagina della musica italiana.
Il brano rese indimenticabile “Canzonissima ’74”, grazie anche alla presenza di Cochi e Renato che interpretarono ironicamente ogni frase di E la vita, la vita mettendosi a tutti gli effetti nei panni di “chi continua a sbagliare il rigore”, o di “chi un tempo ha fatto furore”. Il testo è la storia di un senzatetto “che purtava i scarp del tennis” e che da tempo “rincorreva un suo sogno d’amore”. Il brano, attribuito ai soli Jannacci e Pozzetto, è in realtà il risultato di un lavoro di gurppo a cui hanno contribuito anche Cochi e Beppe Viola. In questi giorni andrò a teatro, Elio (degli Elio e le Storie Tese) parlerà di te e canterà le tue canzoni, lui è bravo e lo spettacolo sarà bello. E anche se non gli comminarono la pena di morte, Jannacci pensava a lui quando scrisse Sei minuti all’alba, storia di un partigiano condannato a morte. “Che si è aperta la portiera, è caduto giù l’Armando”, canta Jannacci, in una canzone-confessione dove però spunta, alla fine, anche un alibi: “Io c’ho l’alibi, a quell’ora sono quasi sempre via”. [lettera che pochi giorni fa ha scritto pubblicamente il comico Renato Pozzetto](https://www.tag24.it/552283-ettera-pozzetto-a-jannacci-corriere-della-sera/). Perciò tutti si aspettano che dica qualcosa di importante”. “Sono una persona anziana, ormai – aveva spiegato Jannacci, che in realtà nel 1991 aveva solo 56 anni – e vado a cantare su un palcoscenico abbastanza grosso dove mi sentiranno anche i giovani. La canzone più famosa composta in quel periodo è Una fetta di Limone. Il suo stile scanzonato, a tratti impreciso, ma mai banale rappresentò una rottura forte dopo le cantate tecniche di Gianni Morandi e quelle potenti degli urlatori alla Celentano. Infatti ci salutava il 29 marzo 2013, all’età di 77 anni, il cantautore e dottore in cardiologia simbolo di una musica di qualità e leggera allo stesso tempo.
Il regista di 'Un giorno fortunato' racconta l'amico e l'artista.
E chiudendo con il ricordo più fresco di Enzo Jannacci, per chi ancora la canta sotto la doccia la poesia pura della sua struggente El purtava i scarp del tennis… È ne La bellezza del somaro di Castellitto (2010) che torna a fare l’attore, interpretando il vecchio e saggio Armando (come il protagonista della canzone scritta con Dario Fo), fidanzato della figlia sedicenne di una coppia borghese in crisi. Io lo dico sempre, se Stanlio e Ollio hanno dato tanto alla commedia, Enzo Jannacci ha dato moltissimo a tutto quello che è il surreale, tutto ciò che va dal demenziale a un certo tipo di comicità così… "Era molto affascinato dal ruolo, che poi era la sua vera professione nella vita: è la cosa che più ha amato di quell’avventura. un giornalista fa la domanda: “come è entrato nella parte del medico, Enzo?” E lui, per almeno un’ora e mezzo, parla di un nuovo intervento a cuore aperto che in quel momento si fa non so dove, in non so quale ospedale nel mondo… E la conferenza si chiude così, con Enzo che continua a parlare solo di questa operazione al cuore, presissimo, e noi tre che ridiamo come dei bambini”.
Un libro, un vinile con inediti, uno spettacolo teatrale e un docufilm: sono tante le iniziative volute per ricordare Enzo Jannacci, nel decennale della ...
A Enzo Jannacci Milano ha già intitolato una casa d'accoglienza, ma per il decennale "l'assessore alla cultura di Milano Tommaso Sacchi mi ha contattato per organizzare qualcosa. A settembre, poi, uscirà anche un docufilm di Giorgio Verdelli "un bellissimo film con tante testimonianze e interviste", cui ha collaborato lo stesso Paolo, che il 3 giugno salirà sul palco degli Arcimboldi di Milano per "Jannacciami", uno spettacolo "dove ho chiamato amici, colleghi musicisti e un'orchestra d'archi per celebrare al meglio il compleanno di papà". Ci sono invece "altri inediti di papà che usciranno prossimamente e sono di mia proprietà, fatti da lui e trovati negli archivi.