Eleonora Abbagnato rivendica il suo ruolo nella vita di Lucrezia e Ginevra, figlie di Balzaretti che ha cresciuto e ama come fossero sue: "Federico...
Ho saputo dopo che per le figlie aveva rinunciato a trasferirsi al Milan e al Napoli. Non mi piace che mi chiamino “mamma”, però sì, la piccola mi chiama mamma, la grande mi chiama Ele. La prima cosa che mi ha detto, il giorno che ci siamo conosciuti (attraverso Nino, un amico comune che fa il parrucchiere), è che la sua priorità erano le figlie. “Aveva altro da fare”, risponde quando le chiedono della madre delle ragazzine, che oggi hanno 17 e 14 anni. Ma è vero che la danza è un mondo a parte, pieno di ripicche e gelosie esasperate. Diversi i temi toccati: dai sacrifici che le hanno consentito di imporsi tra i nomi più altisonanti nel mondo della danza a livello internazionale alla vita provata accanto al marito Federico Balzaretti e ai loro 4 figli.
L'étoile si racconta al Corriere: “La mia maestra di Parigi mi bucava i glutei con l'ago perché inarcavo troppo la schiena. Era…
Il problema è che non sono una che ama il telefono. “Di Lucrezia e Ginevra non sono la mamma ma le ho cresciute io. Ma se non studiano mi arrabbio, se si comportano male le sgrido e tolgo il cellulare. Gli elementi negativi non sono gli allievi ma le madri. Era un’altra epoca, oggi i maltrattamenti non sono lontanamente possibili, gli allievi, soprattutto in America, non puoi nemmeno toccarli fisicamente che ti arriva una denuncia. Lei si attardava spesso nei corridoi a socializzare con le compagne, questo la faceva arrivare ultima e alle volte a non riuscire a chiamare.
L'edizione odierna de “Il Corriere della Sera” ha realizzato una lunga intervista ad Eleonora Abbagnato, l'etoile palermitana e moglie dell'ex rosanero ...
«È avvenuto a cena da me a Palermo, c’era anche mio padre. «Sono siciliana e sono un vulcano». È legatissima a Federico, che è un padre fantastico. «A me non piace che mi chiamino così, però sì la piccola mi chiama mamma, la grande mi chiama Ele. «Mamma aveva un negozio d’abbigliamento a Palermo e non avendo dove lasciarmi, al piano di sopra c’era la scuola di danza di Marisa Benassai, mi lasciava lì. «Le mie ballerine mi chiamano Wonder Woman».
Eleonora Abbagnato si racconta: gli esordi, la carriera, le lettere anonime, l'incontro con il marito diventato padre poco più che ventenne.
Il problema è che non sono una che ama il telefono. Julia, Gabriel, Lucrezia e Ginevra “si amano, non c’è nessuna gelosia”. Le ho risposto che non lo ero nemmeno io, ho lottato per esserlo”. “Sono siciliana e sono un vulcano”. “Gabriel gioca a calcio nei pulcini della Roma, Julia è alla scuola di danza dell’Opera di Roma – confida la ballerina palermitana – Non è originale come percorso. Ho saputo dopo che per le figlie aveva rinunciato a trasferirsi al Milan e al Napoli. A me non piace che mi chiamino mamma, però sì la piccola mi chiama mamma, la grande mi chiama Ele. “Il primo incontro – racconta – è avvenuto a cena da me a Palermo, c’era anche mio padre (ex presidente del Palermo, ndr.). Quando ero étoile a Parigi arrivò una lettera che diceva: liberiamoci della mafiosa siciliana”. Ci sono protagonismi esagerati”. “Mamma aveva un negozio d’abbigliamento a Palermo – ricorda – e non avendo dove lasciarmi, al piano di sopra c’era la scuola di danza di Marisa Benassai, mi lasciava lì. “Mi è difficile pensare a una situazione senza un teatro”, confessa.
Al CorSera: «Ho ricevuto anche minacce di morte. Esagerate le critiche ai maltrattamenti agli allievi. Il rigore devi spiegarlo nel modo giusto».
Ho fatto l’attrice per Ficarra e Picone; in tv, Amici, Sanremo, Ballando con le stelle; ho partecipato a un videoclip di Vasco Rossi, lo ricordo seduto in un angolo, discreto, quasi intimidito. Se qualcuno mi sposta un oggetto vado fuori di testa, i vestiti nei cassetti sono disposti per colore, il rosso col rosso e via dicendo. È legatissima a Federico, che è un padre fantastico. «Tutto quello che serve per diffondere la danza. Quando ero étoile a Parigi arrivò una lettera che diceva: liberiamoci della mafiosa siciliana». Ho saputo dopo che per le figlie aveva rinunciato a trasferirsi al Milan e al Napoli. «Non mi piace che mi chiamino mamma, però sì la piccola mi chiama mamma, la grande mi chiama Ele. La prima cosa che mi ha detto, il giorno che ci siamo conosciuti (attraverso Nino, un amico comune che fa il parrucchiere), è che la sua priorità erano le figlie. Fu Carla Fracci a incoraggiarmi a studiare fuori». A 4 anni ero già attaccata alla sbarra». «Ricordo che a un concorso due ragazzine entrarono incamerino e mi dissero per scherzo che non mi avevano preso. «A 14 anni sono entrata alla scuola dell’Opéra di Parigi.
È stata la prima ballerina italiana a diventare étoile della prestigiosissima Opéra di Parigi e ora dirige il corpo di ballo dell'Opera di Roma: Eleonora ...
A me non piace che mi chiamino mamma, però sì la piccola mi chiama mamma, la grande mi chiama Ele. Ho saputo dopo che per le figlie aveva rinunciato a trasferirsi al Milan e al Napoli. È una storia particolare, Federico ha avuto l’affidamento esclusivo”, spiega, sottolineando che la loro mamma biologica “aveva altro da fare” e ad oggi non vede le figlie. “Di Lucrezia e Ginevra non sono la mamma ma le ho cresciute io. Negli anni, soprattutto quando era agli esordi, non è stato infatti sempre tutto rose e fiori: “Ricordo che a un concorso due ragazzine entrarono in camerino e mi dissero per scherzo che non mi avevano preso – racconta – . “Le mie ballerine mi chiamano Wonder Woman”, confida, ma a renderla così forte e resiliente è stata proprio la danza, la sua grande passione e fonte di disciplina.
Calciomercato Napoli, spunta il retroscena sul mancato trasferimento di Federico Balzaretti in azzurro negli scorsi anni.
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Sempre riguardo al marito, infatti, racconta che: “La prima cosa che mi ha detto, il giorno che ci siamo conosciuti (attraverso Nino, un amico comune che fa il parrucchiere) è che la sua priorità erano le figlie. Ho saputo dopo che per le figlie aveva rinunciato a trasferirsi al Milan e al Napoli. Nel 2011 sposa Federico Balzaretti, allora giocatore del Palermo: “Ci siamo frequentati, dopo un anno mi ha chiesto la mano, nella mia casa di Parigi, a Montmartre.