Argentina

Secondo deposito di shale gas al mondo e quarto di shale oil. Con più infrastrutture sarebbe un'Eldorado per la fragile bilancia commerciale argentina.

Non è un caso che a gennaio 2023 la prima visita all’estero del Presidente Lula sia stata effettuata proprio a Buenos Aires; l’annuncio della volontà di istituire un sistema per sganciare gli scambi commerciali bilaterali dalla disponibilità di dollari va nella stessa direzione. Per farlo serviranno almeno 10 miliardi di dollari di investimenti, nonché il potenziamento, anche in questo caso, dei collegamenti esistenti con Vaca Muerta. È altresì nell’interesse del Brasile, primo partner commerciale dell’Argentina, non solo ricevere il gas naturale di cui ha bisogno per il suo sistema produttivo e per usi residenziali, ma anche contribuire alla stabilizzazione economica del più importante partner all’interno del Mercosur. Secondo alcune [stime](https://www.laizquierdadiario.com/Vaca-Muerta-ilusion-saqueo-y-transicion) gli investimenti complessivi per lo sfruttamento di Vaca Muerta hanno superato i 30 miliardi di dollari e nel solo 2023 è previsto un nuovo [record](https://www.neuqueninforma.gob.ar/vaca-muerta-tendra-inversiones-por-8-mil-millones-de-dolares/) di 8 miliardi, segno che gli operatori del settore, ben al di là del player nazionale Yacimientos Petrolíferos Fiscales (YPF), hanno interesse a investire nell’Oil&Gas argentino. Tenuto conto che il potenziale di Vaca Muerta è ancora oggi in ampia parte non sfruttato, in particolare per quanto riguarda la produzione di gas – fonte energetica meno inquinante tra le fossili e destinata a ricoprire un ruolo di primo piano anche negli anni a venire – ben si comprende come l’Argentina si stia preparando a recitare un ruolo di maggiore rilevanza rispetto al passato in ambito energetico, probabilmente non solo regionale. Il governo ha l’intenzione di inaugurare la prima parte il prossimo 20 giugno, giorno della festa della bandiera argentina in cui si commemora la morte di Manuel Belgrano, uno dei principali patrioti che si spesero per l’indipendenza. [surplus](https://www.batimes.com.ar/news/economy/shale-oil-exports-to-spur-argentinas-trade-surplus-official-says.phtml) strutturale compreso tra gli 8 e i 10 miliardi di dollari all’anno già entro il prossimo triennio potrebbe migliorare notevolmente la bilancia commerciale argentina, rendendola meno volatile rispetto a quanto avviene oggi. La portata del gasdotto in una prima fase sarà di 11 milioni di m3 al giorno, con l’obiettivo di estenderla a 24 milioni grazie al potenziamento dei sistemi di compressione. Non vanno inoltre trascurati gli effetti economici del cambiamento climatico: negli ultimi tre anni la siccità ha, infatti, danneggiato fortemente – e come non avveniva da decenni – la produzione agricola, che [consta per quasi il 60%](https://unctad.org/topic/commodities/state-of-commodity-dependence) dell’export complessivo di Buenos Aires. Tornare a essere esportatore netto di idrocarburi, o quantomeno di gas naturale dopo più di due decenni, può costituire quindi per Buenos Aires un punto di svolta strutturale. Lo stesso vale per il gas, con punto di pareggio pari a 1,60 dollari per milione di British Thermal Unit (BTU, la misura del potere calorifico utilizzata nei Paesi anglosassoni) a fronte di una forchetta compresa tra 1,30 e 1,80 dollari. Scoperta nel 1931 dal geologo statunitense Charles Edwin Weaver e chiamata così a causa della particolare sagoma dell’area, solo a inizio dello scorso decennio ne è stato compreso appieno il potenziale di riserve di petrolio e gas, da estrarre attraverso tecniche non convenzionali.