Il racconto con Anthony Hopkins e Anne Hathaway, in sala dal 23 marzo, trova negli anni '80 le radici dei problemi presenti.
Ci sono amici afroamericani che non se la passano bene, ci sono insegnanti e un sistema intorno ai bambini che dice loro che sono e rimarranno marginali, c’è l’idea che un benessere crescente venga propagandato come buono per tutti ma che in realtà non sia a disposizione delle persone come i genitori del bambino protagonista. Sono anni visti con il senno di poi, con la testa dell’adulto di oggi e del suo disprezzo per le politiche reaganiane. Non sono propriamente begli anni quelli che ricorda Gray, non è un’infanzia piacevole, non c’è il filtro di un ricordo dorato ma semmai quello del ricordo amaro.
Armageddon Time - Il tempo dell'apocalisse, Gray racconta un momento cruciale non solo per l'America ma anche per sorti dell'american dream.
[Joker](https://www.sentireascoltare.com/recensioni/todd-phillips-joker-venezia/) di Todd Phillips), Paul Graff deve affrontare il passaggio dall’infanzia all’adolescenza rendendosi conto che la realtà e le responsabilità che ogni giorno vengono affrontate dai genitori non corrispondono a quel mondo magico e pieno di possibilità che aveva sempre sognato. È anche, tuttavia, un film pieno di speranza, come sempre riversate nelle giovani generazioni chiamate a immaginare un futuro, libero dal gioco di regole traballanti fissate dagli adulti. Si tratta ancora una volta di un ritorno ai temi che stanno più a cuore al regista, come il rapporto tra padri e figli, l’apertura alla crescita e al cambiamento personale, la capacità di sognare e superare le proprie debolezze, nonostante gli ostacoli della società.
Per questo fine settimana cinematografico, Chiamamicittà.it consiglia Armageddon time – il tempo dell'apocalisse diretto da James Gray, che verrà proiettato ...
- venerdì 24 – 17:00 – 21:00 - giovedì 23 – 17:00 – 21:00 L’unica persona con cui si sente a suo agio è l’affettuoso nonno Aaron (Anthony Hopkins).
Armageddon Time intervista video col regista James Gray realizzata durante la festa del cinema di Roma 2022 film autobiografico uscita al cinema 23 marzo.
In occasione della Festa del cinema di Roma abbiamo avuto il piacere di incontrare di nuovo, dopo molti anni, il regista Quando Johnny, che non ha più una casa in cui stare, viene a cercare il vecchio amico, che non lo ha difeso dalle offese dei suoi nuovi compagni, Paul per riscattarsi e fuggire da una famiglia da cui si sente incompreso, organizza un furto proprio nella scuola che frequenta. Più dei suoi genitori (Anne Hathaway e Jeremy Strong), che aspirano a un miglioramento del loro status sociale e per allontanarlo da questa amicizia "pericolosa" lo iscrivono a una scuola privata frequentata solo da bianchi, Paul viene spronato a far sentire la sua voce contro il razzismo dal nonno (Anthony Hopkins) che gli ricorda lo sterminio del popolo ebraico e le sue stesse sofferenze.
Nel dramma colpiscono i toni gentili del regista James Gray, che attinge alla sua biografia per raccontare quella voglia di scappare, ancora inappagata e viva ...
Non vediamo effettivamente cosa accade dopo, la narrazione autobiografica indica una strada precisa che ipotizziamo, quella del regista James Gray e del suo percorso artistico, ma il film, frutto di memorie e momenti passati, opta volutamente per un finale in divenire, che può appagare o meno, rimanendo “gentile”, ma senza lasciare il segno. Nonostante la tenera rappresentazione del rapporto tra nonno e nipote, e la tensione costante in cui Paul vive, maturando un vivo odio per i genitori, la rappresentazione di Gray si arresta sul più bello. Nell’ottica di una vita più privilegiata, anche Paul purtroppo deve fare i conti con la necessità di nascondere le proprie origini, Graff non è neanche il suo vero cognome, modificato per non farlo sembrare troppo “ebreo”. La rivoluzione in questione avviene nel protagonista, Paul (il bravissimo Michael Banks Repeta), che sceglie di non essere quello che tutti si aspettano da lui, disobbedendo alle regole e alle pressioni di un periodo storico in fermento. Paul vive nel Queens con i suoi genitori, frequenta una scuola pubblica (non come suo fratello che va alla rinomata Kew-Forest School) e ha un amico, Johnny (Jaylin Webb). A dividerli è l’opinione comune, la discriminazione che parte dal colore della pelle e l’altezzosità di una borghesia ignorante e razzista, all’alba di un’era reaganiana tutt’altro che “nuova”.
James Gray porta sullo schermo un'opera dal carattere personale, ma che soprattutto a causa del piccolo protagonista risulta insofferente allo spettatore.
Non potendolo giustificare mai e non riuscendo a essere indulgenti in quanto spettatori, come invece lo sono i suoi familiari, col protagonista di Armageddon Time il film si divide nelle sue due macro criticità ossia l'indigesta presenza del ragazzino e la noia abbacinante in cui vive. Un racconto sull'adattamento a delle nuove radici, ai sacrifici che i genitori fanno e hanno fatto per proteggere il futuro dei propri figli, e di come qualsiasi passato possa influire sulla percezione che il mondo ha delle persone o di intere comunità. Armageddon Time - Il tempo dell'apocalisse è dunque l'incontro di due minoranze entrambe condotte a voler credere e aspirare al sogno statunitense, intraprendendo una condotta quotidiana appartenente alla visione dell'american way of life su cui tanti si sono assestati. Ma verso cui sarà comunque condotto vista l'amicizia che svilupperà con il compagno Johnny (Jaylin Webb), giovane afroamericano nell'America di Ronald Reagan. Atmosfera che aleggia soporifera sull'intera durata di Armageddon Time, che l'apocalisse la fa quasi agognare, soprattutto per la natura del suo piccolo protagonista. Peccato che più che evocazione appassionante del passato, l'opera risulti una sonnolente proposta di aneddoti su un'infanzia noiosa come tante altre.