Tár

2023 - 3 - 13

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"TÁR" di T. Field. Recensione di A. Falci | SPI (Società Psicoanalitica Italiana)

Parole Chiave: Potere, Identità di Genere, Genere sessuale, Coppia, Musica. Autore: Amedeo Falci. Titolo: TÁR. Dati sul film: regia di Todd Field, USA, ...

A volte anche di un’attrice si può pensare sia un genio (o si dovrebbe dire una genia?). Senza dimenticare poi il sottotesto della hybris e della predazione sessuale, specie se stavolta è agita da parte di una ‘lei’ egemone e potente. E se è la femmina alfa a predare, sarà una (finalmente) agognata e raggiunta parità tra i generi, o una cosa brutta e vergognosa esattamente come per i maschi in arousal predatorio? Interni e scenografia eleganti, formali, opachi, che rispecchiano egregiamente l’identità e la personalità (anch’essa formale, ma solo fino ad un certo punto) della protagonista. Film sulla musica, naturalmente, ma anche sulla creatività (forse in declino), sul potere e su come (anche) una donna sappia ben gestirlo, sul confortante retroterra di una vita familiare con ‘moglie’ e figlia adottiva, su quanto giochi la fascinazione amorosa sulle scelte dei talenti musicali. I riferimenti ai protagonisti della concertistica contemporanea internazionale, e l’iniziale stile da docufiction (la lunga intervista alla protagonista da parte dello scrittore Adam Gopnik in persona!) possono far pensare ad un film biografico.

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Cate Blanchett in Tár ci ricorda che è la più brava, anche senza Oscar (ScreenWorld.it)

Cate Blanchett non avrà vinto l'Oscar per Tár, ma la sua performance nel film di Todd Field verrà ricordata negli anni a venire.

Astuti e precisissimi movimenti delle mani, delle dita, delle braccia, del corpo tutto, per condurre non solo la sua orchestra berlinese ma anche per stabilire il tempo della musica. Perché il fantasma della giovane Krista Taylor, ex-allieva di Lydia suicidatasi dopo una terribile esperienza di abuso psicologico perpetrato in passato dalla stessa direttrice d’orchestra, torna a perseguitare la nostra protagonista femminile con suggestioni da tipico horror psicologico. Non è solo questione di svestire la Blanchett della sua aura magnetica e delle fattezze femminili per restituire al pubblico in sala un ritratto androgino e gender-neutral, ma di darle in mano le chiavi per una performance che, tra cervello e gestualità corporea, è assolutamente “totale”. Del resto, nel corso degli eventi di Tár, la nostra direttrice d’orchestra usa la sala concerti come ideale ring per sferzare i suoi colpi, per confermare la sua posizione di potere sia dentro che fuori il contesto professionale: come Robert De Niro in Toro Scatenato (e a un certo punto del film, Lydia Tár si presenta alle prove proprio con un naso rotto e suturato!) Cate usa un linguaggio prettamente gestuale per legittimare la sua visuale di predominanza. Lydia Tár, leggenda della musica classica contemporanea e vera e propria rockstar nel panorama internazionale della filarmonica, è omosessuale, ha una compagna con la quale vive a Berlino assieme alla figlia adottiva e si veste con abiti solitamente destinati ad un gusto ed una prospettiva maschile: camicia bianca, giacca e lunghi pantaloni neri quando va a lavoro, poco se non totalmente assente il trucco femminile sul suo volto, un look che usa come moneta di scambio per legittimare il proprio status quo di fronte alla realtà sociale che la circonda. Universalmente considerata una delle maggiori compositrici e direttrici d’orchestra al mondo, è anche la prima donna in assoluto a dirigere la filarmonica di Berlino.

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