La recensione di Empire of Light: è vero, non tutto funziona nel film di Sam Mendes, tuttavia l'opera, nella sua tenerezza e nella sua forte emotività, ...
[Empire of Light](/film/empire-of-light_59405/) di Sam Mendes è un film sulle seconde possibilità. Ma attenzione, il sovradosaggio emozionale di Sam Mendes è dettato (e si vede) da una sua forte spinta personale, che dunque squilibra la corrente che mette in contatto il cervello e il cuore. Sam Mendes, infatti, ci porta e ci riporta in un'epoca lontana, di quando l'odore del cinema era intriso di pop-corn e di moquette ammuffita; di quando la pellicola girava lassù, vorticosamente, in una cabina che, oggi, non esiste più. Ma, come detto, la ricerca della luce è solo una parte - se pur la più importante - di Empire of Light (titolo emblematico, potremmo dire) e dunque non si può non ammettere un dolce narcisismo sovrabbondante che, a più riprese, fa sensibilmente vacillare la struttura che scricchiola sotto il peso di una ridondanza non richiesta. [Sam Mendes](/personaggi/sam-mendes_827/) nel delineare la sentimentale conflittualità ha fatto sì che la narrazione venisse fin troppo caricata, sbandando ad ogni cambio di registro (la condizione di Hilary, la società britannica conservatrice, il razzismo, la realizzazione femminile), tanto che i passaggi di tono sono marcati e inutilmente sottolineati. Non tutto funziona, spesso i toni si accavallano e risultano ridondanti, ma il senso è nobile e, a suo modo, trascinante. [Era mio padre, 20 anni dopo: Quando Sam Mendes girò il suo "Padrino"](/articoli/era-mio-padre-20-anni-dopo-quando-sam-mendes-giro-suo-padrino_27586/) [1917 e Dunkirk: la guerra secondo Sam Mendes e Christopher Nolan](/articoli/1917-dunkirk-confronto-film-guerra_22319/) Certo, la voglia smodata di La culla, la certezza, la speranza che si accende in un flusso di luce, proiettato nel perimetro bianco di uno sogno che sfugge. Saranno i tempi nerissimi, eppure, ultimamente, sono tanti gli autori che cercano rifugio nel cinema, mettendo in scena la loro memoria che, per magia, diventa memoria condivisa di una platea in cerca di emozioni. Per necessaria brevità, la recensione di Empire of Light sarebbe dovuta essere suddivisa in due parti distinte, dovendo approfondire le sue due correlate realtà: da una parte l'oggettività di opinione, dall'altra la soggettività dirompente che, appunto, ha voluto dipingere Sam Mendes nel suo nono lungometraggio.
Empire of Light recensione film del dramma nostalgico e pieno di malinconia di Sam Mendes che omaggia il cinema stesso e il tempo che passa.
Si intuisce l’importanza formativa per [Sam Mendes](http://www.comingsoon.it/personaggi/sam-mendes/122780/biografia/) di quegli anni e di quel clima musicale, ma non ne traspaiono l’energia e la vitalità. Hilary è invece [Olivia Colman](https://www.comingsoon.it/personaggi/olivia-colman/158537/biografia/), di gran lunga la cosa migliore del film. [Toby Jones](https://www.comingsoon.it/personaggi/toby-jones/54991/biografia/), virtuoso della luce e dei fotogrammi. È una struttura che richiama i ruggenti anni ’20, vagamente liberty e sicuramente impolverato dagli anni, con un paio di sale residue e un piano chiuso e invaso dai piccioni. Siamo nei primi anni ’80 e Hilary Small - come dire, un cognome ridondante - è una malinconica e solitaria responsabile della struttura. Un cinema in riva al mare nei primi anni '80 e una donna che ci lavora con i suoi amori e le sue solitudini.
Empire of Light è il nuovo film di Sam Mendes con Olivia Colman, Colin Firth, Micheal Ward, Pippa Harris, Toby Jones al cinema dal 2 marzo.
Ambientato nei primi anni Ottanta all’interno e nei dintorni di un vecchio cinema sbiadito in una cittadina costiera dell’Inghilterra, il film segue Hilary (Olivia Colman), una donna che gestisce il cinema e deve fare i conti con la sua salute mentale, e Stephen (Micheal Ward), un nuovo dipendente che sogna di fuggire da questa cittadina provinciale in cui deve affrontare avversità quotidiane. Sia Hilary che Stephen trovano un senso di appartenenza attraverso la loro dolce e improbabile relazione e sperimentano il potere curativo della musica, del cinema e della comunità. [Empire of Lightdi Sam Mendes23 febbraio 2023 al cinema](https://www.badtaste.it/cinema/film/empire-of-light/)
Di Massimo Vozza. Il ritorno di Sam Mendes dopo il pluripremiato 1917 con un film con protagonista l'attrice premio Oscar Olivia Colman non poteva che ...
La relazione a due, caratterizzata dal gap dell’età e dalla diversa etnia, viene quindi incorniciata da immagini bellissime, degne del grande schermo, accompagnate da melodie quelle sì evocative senza però riuscire ad andare (a livello narrativo) oltre il romanzo rosa preso in una cesta delle occasioni. Siamo ben lontani quindi dai tentativi di realizzare una lettera d’amore e/o d’odio per la settima arte di Spielberg o Chazelle (con opere decisamente agli antipodi alle quali Mendes avrebbe potuto aggiungere un sua terza e personale visione). Empire of Light promette di essere un’opera evocativa, che scava a fondo nella psicologia e nel sentimento dei personaggi ma tutto in realtà resta in superficie, quasi non si conoscesse ciò che si sta raccontando.
Dopo Kenneth Branagh con Belfast e Steven Spielberg con The Fabelmans, anche Sam Mendes ha deciso di omaggiare il cinema con il suo nuovo film, ...
Come dicevamo in apertura, è meno strettamente autobiografico l’impulso che ha spinto Sam Mendes a girare il film, ma vi è indubbiamente lo stesso amore per la settima arte, per il potere della pellicola proiettata sul grande schermo, per lo charme del cinematografo come vero e proprio evento (all’interno di Empire of Light si parla di una proiezione speciale di uno dei grandi fenomeni britannici del decennio, Momenti di gloria, che vinse l’Oscar come miglior film nel 1982). Ellis è Colin Firth, ancora una volta alle prese con una parte in grado di demolire la sua classica immagine di divo comico e/o romantico, mentre Toby Jones sta un po’ sullo sfondo, per poi avere una presenza importante quando richiesto, nei panni di Norman, il proiezionista dell’Empire, un uomo che tratta l’apposita saletta come un tempio e non consente l’ingresso a nessuno. Non c’è, infatti, un alter ego del cineasta inglese in questo racconto ambientato all’interno di una sala nei primi anni Ottanta, quando Mendes aveva 15-16 anni, e che racconta la settima arte dal punto di vista di chi accoglie il pubblico e non di chi, folgorato da bambino, ha poi deciso di diventare regista.
Ispirandosi alla vicenda di sua madre, Sam Mendes firma un film sul prendersi cura, sulla malattia mentale e sulla magia del grande schermo.
Più che una storia d'amore, una relazione di reciproco sostegno, di ascolto, di cura. Insieme salvano un piccione e condividono una terrazza di confidenze, segreti e condivisioni tra outsiders. Una donna di mezza età entra in una sala cinematografica, accende le luci, ha il volto terribilmente triste.
In un paesino costiero inglese, Hilary (Olivia Colman), una donna che soffre di depressione e che gestisce il cinema, si trova alle prese con un nuovo ...
Toby Jones (Neverland, I miserabili) veste i panni di Norman, e Colin Firth (Love Actually, Il discorso del Re) è Mr. Sarà nelle sale italiane dal 2 marzo 2023. Hilary è interpretata da Olivia Colman (Nulla è come sembra), mentre Stephen da Micheal Ward (The A List). Tutte pellicole dalla trama intrecciata e abissale: Poi Hilary torna al lavoro, ma Stephen viene aggredito da tre membri del Fronte Nazionale. La tensione cresce fino a quando è la stessa donna a rivelare la sua relazione con Donald alla moglie Brenda, proprio durante la proiezione di un film.
Empire of Light di Sam Mendes con Olivia Colman, Micheal Ward (II), Colin Firth, Tanya Moodie, Hannah Onslow, Crystal Clarke.
Nell’ultimo film il Peter Sellers di Oltre il giardino cammina sull’acqua di un laghetto e ci pianta l’ombrello. La sala, i suoi riti, i suoi film sono una barriera di protezione da un mondo triste. Il cinema programma i Blues Brothers e All That Jazz ma presto arriverà Momenti di gloria e l’Empire è stato scelto per un rilancio, un’occasione di mondanità un po’ provinciale.
Il regista di 1917 mette in scena un'opera impalpabile, rianimata solo fugacemente dall'ennesimo buon lavoro di Deakins alla fotografia.
C'è da chiedersi cosa sarebbe stato il film se tutto fosse stato concepito attorno a quegli ambienti così ben visualizzati, mettendo essi al centro (facendolo bene, la spia di quello che poteva essere è il personaggio di Toby Jones e la sua cabina di proiezione) e raccontando davvero storie di rapporti con il cinema inteso sia come arte che luogo. Il punto critico di Empire of Light, infatti, non è tanto una sceneggiatura semplice (e vista le molteplicità di temi proposti si potrebbe pure discutere a riguardo) quanto la sua sommarietà, evidente nel trattamento dei singoli protagonisti, abbozzati così come gli eventi che si susseguono. Eppure, sia con l'accenno di una love story che con un contesto socioculturale e politico di fondo, i tentativi per provare a spingere verso un coinvolgimento emotivo sembrano esserci tutti. A cavallo tra il 1980 e il 1981 il cinema è la sola via di fuga per le giovani, e non, anime perse di una Gran Bretagna che non appare serena. [recensione di The Fabelmans](https://cinema.everyeye.it/articoli/recensione-the-fabelmans-capolavoro-autobiografico-steven-spielberg-59290.html) e la [recensione di Babylon](https://cinema.everyeye.it/articoli/recensione-babylon-follia-cinematografica-damien-chazelle-60161.html)) , giunge nelle sale italiane (tra i tanti [film in arrivo in sala a marzo 2023](https://cinema.everyeye.it/articoli/rubrica-shazam-2-john-wick-4-film-sala-marzo-2023-60514.html)) l'ennesima ode alla settima arte e ai suoi poteri salvifici. Tra essi la vice-direttrice Hilary e il neo assunto Stephen iniziano un rapporto che in breve segnerà le loro giornate e il loro modo di approcciarsi all'esistenza.
Olivia Colman in the movie "Empire of Light." IL FATTO: Inizio anni Ottanta, una cittadina della costa meridionale dell'Inghilterra. L ...
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Empire of Light, il nuovo film di Sam Mendes, vuole parlarci dell'importanza del cinema attraverso l'ennesima polaroid d'autore.
Fortuna che è il cinema di Mendes a parlare a noi. Non la via per andare in paradiso, questo è certo, ma ascoltare cosa da ha dire il cinema può essere un buon suggerimento a livello personale. Sarebbe il caso di soffermarsi sul ruolo che hanno avuto il cinema e le arti per il regista e, soprattutto, quello che potevano fare per gli avventori all’epoca e che, magari, possono fare adesso. C’è chi il cinema lo gestisce, chi pensa alle serate di gala, chi pensa ad esso solamente come un luogo in cui poter avere una propria carriera o dove commettere adulterio. Empire of Light, insomma, ci invita ad ascoltare il cinema, a parlare con lui, a dargli fiducia, perché ha ancora la forza per ispirarci, per non farci sentire sbagliati. Non solo quindi gli skinhead che si rendono protagonisti di assalti in giro per le città o l’ostracismo di università che impediscono ai ragazzi neri di accedervi a discapito di meriti invece più che sufficineti, ma anche quelli che si consumano in stanze buie, dove i datori di lavoro si approfittano di chi invece dovrebbero proteggere. Sebbene al centro del film ci sia un cinema, infatti, l’intera impostazione registica, dalla costruzione dell’immagine, la gestione degli spazi e la direzione attoriale, è praticamente tutta quanta di stampo teatrale. Funziona invece molto meglio la parte del non detto nel film, il lavoro per opposizione: svelare il buio, concentrandosi sulla luce. Una polaroid, com’è stata quella di qualcun altro che bazzicava la San Fernando Valley, ma più fredda, più triste, più ferma, più a fuoco, straordinaria, ma meno sincera. Probabilmente la cosa migliore di una pellicola che a livello di scrittura ha purtroppo diversi problemi. Una violenza, quella più grande, che poi invade ogni livello, ogni stanza, ogni vita e ogni relazione. Il suo primo amore fu il teatro, oltre che la sua prima occupazione come regista.