Zavvo Nicolosi alla sua opera prima dirige Colapesce Dimartino in un road movie che porta lo spettatore al centro di una Sicilia inedita. Di. Lidia Maltese. -.
Viene svelato il vero motivo di questo lungo viaggio de La primavera della mia vita: Lorenzo dovrà aiutare Antonio a ricongiungersi con la natura e rinascere l’albero. Lo fa in modo gentile e diretto, con ironia e con uno sguardo sempre attento a non cadere nel banale della rappresentazione di una terra schiava dello stereotipo che questa volta rinasce come un mandorlo in fiore. La primavera della mia vita diventa una duplice metafora di rinascita. La seconda prova, invece, è servita a mettere in luce le difficoltà di Lorenzo a trovare stabilità nell’amore. Così l’espressione metaforica di tagliare i rami secchi diventa il centro de La primavera della mia vita. Lorenzo, dunque, taglia i suoi rami secchi grazie ad Antonio che a sua volta ha raggiuto la sua missione. Antonio ha voluto Lorenzo come Testimone di questo viaggio per aiutarlo a tagliare i rami secchi della sua vita e aiutarsi a sua volta a compiere il sacrificio finale che ci porta alla fine del film. Prima con le loro canzoni portando sul palco tematiche complesse unendo una vibe dance anni ’70 e adesso con La primavera della mia vita. I due personaggi, in questa scena, così come in altre lasciano che sia il silenzio a parlare per loro, subendo passivamente queste scene senza commentare. Il successo, infatti, è stata proprio la causa della rottura tra i due amici così diversi: uno intraprendente e l’altro dall’animo taciturno. Antonio ha una missione da compiere per conto dell’Ordine dei Semeniti per farlo ha bisogno della persona a cui vuole più bene: Lorenzo. Nel cast [Stefania Rocca](https://www.cinefilos.it/tutto-film/recensioni/l-amore-fa-male-8903), la loro eccentrica agente, Corrado Fortuna, il meccanico con un’imprevedibile passione per i Doors, Demetra Bellina, la misteriosa Sofia, accompagneranno i due protagonisti in un viaggio surreale e poetico.
Ma un buddy movie e un road movie surreale e lisergico in una Sicilia inedita. Con i due cantanti che sono degli attori strepitosi. La ...
Ma un buddy movie e un road movie surreale e lisergico in una Sicilia inedita. [La primavera della mia vita](/film/la-primavera-della-mia-vita_61380/) è come una canzone di Franco Battiato, come Centro di gravità permanente, fatta di una miriade di spunti e riferimenti che diventano miracolosamente unità. E magari anche una serie tv, una sorta di "Boris ambientato nel mondo della musica", come ci hanno confidato nella nostra intervista, e che vorremmo già vedere. E, ovviamente, è come una canzone di [Colapesce Dimartino](/personaggi/colapesce-dimartino_523246/), come Splash, che parla di aspettative e di uno scontro tra mondi diversi. Ne esce un film che è un road movie e un buddy movie, una di quelle storie in cui due personaggi, distanti tra loro per indole e per vie intraprese, si trovano insieme per forza. L'acqua è quella che circonda la Sicilia e che è un filo conduttore della storia. Si chiamano Lorenzo e Antonio, fanno parte di una fantomatica band dal titolo "I Metafisici", e portano in scena due personaggi che sono la versione esagerata di loro stessi e dei loro caratteri. Il fuoco è la chimica tra i due, e la scrittura che fa esplodere le situazioni in una serie di gag irresistibili. La musica di Colapesce Dimartino è eccezionale, non è affatto un greatest hits delle loro canzoni più famose, ma una vera e propria colonna sonora originale. Dicono di ispirarsi a Franco e Ciccio, e la cosa mette immediatamente simpatia. C'è Splash, sui titoli di coda, c'è la canzone che dà il titolo al film, scritta con Madame e interpretata da lei, e una canzone inedita, Il cuore è un malfattore. Non è un disco, non è un tour.
Dal 20 al 22 febbraio, arriva al cinema il surreale road movie interpretato dal duo musicale. Un viaggio scherzoso e metafisico alla scoperta di una Sicilia ...
Il risultato, quindi è un’opera folle, estrosa, spiazzante in cui convivono un raduno di svalvolati fan dei Doors che si riuniscono in un locale chiamato “L’iguana dei Nebrodi” e gestito da Brunori Sas e l’apparizione di Isabell Russinova in un duplice ruolo. Per il proprio esordio cinematografico, il duo musicale opta per un sorprendente road movie che riflette la cifra surreale, ironica malinconica dei testi di Colapesce e Dimartino. Si tratta invece di attraversare la Sicilia in otto giorni a bordo di un’automobile soprannominata “Lazzaro” per raccontare in un libro le leggende più bizzarre e sorprendenti della regione siciliana. La trinacria è il luogo del verosimile. Diretto da Zavvo Nicolosi (regista del videoclip “ [Musica leggerissima](https://tg24.sky.it/spettacolo/musica/2021/03/05/colapesce-dimartino-musica-leggerissima)”, Il lungometraggio, nelle sala cinematografiche come evento speciale dal 20 al 22 febbraio 2023 con Vision Distribution, è una sorta di trasfigurazione cinematografica del brano sanremese e non a caso la traccia accompagna i titoli di coda del film. O più prosaicamente, per citare una battuta del film “un susseguirsi di tasse, rapporti sessuali deludenti e poi muori“ Sicché Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, e Antonio Di Martino affrontano con piglio picaresco e ricchezza frugale questa loro prima avventura sul grande schermo.
La primavera della mia vita di Zavvo Nicolosi con Colapesce, Antonio Di Martino, Stefania Rocca, Corrado Fortuna, Demetra Bellina.
in questo film si chiamano I Metafisici e Antonio (Di Martino) ha mollato Lorenzo (Colapesce) senza spiegazioni. Struttura a striscia di fumetto, una battuta (riuscita o meno) ogni tot minuti di storia, una serie di incontri “meravigliosi” o dello spessore di una battutaccia: musicisti con capelli bianchi e occhi rossi (il coro degli albini), un club di adoratori dei Doors in cui tutti si chiamano Jim come Morrison, un pirata che noleggia la sua barca, il pronipote di Shakespeare, nostalgici di Garibaldi e altra varia umanità, scontri verbali, un po’ di autoanalisi, musica di Colapesce Dimartino e un finale che sembra ispirato al cinema di Ari Aster. Dopo tre anni Antonio fa ricontattare Lorenzo dalla manager e propone un incarico da 90mila euro: scrivere in 8 giorni un libro sulle leggende della Sicilia seguendo una mappa su incarico dell’Ordine Semenita, a cui Antonio si era affiliato.
Dalla canzone Splash presentata a Sanremo al loro esordio al cinema: con La primavera della mia vita i cantautori siculi arrivano in sala.
La pellicola di Zavvo Nicolosi certifica una cognizione della propria personalità e del gusto espressivo che Colpesce Dimartino esplorano con la medesima capacità anche sul versante cinematografico, dimostrando il loro mondo interiore e artistico come hanno sempre saputo fare con la musica. Un viaggio nella spiritualità degli eventi e delle stranezze del libro che nel film tracciano le linee guida per una mappa della Sicilia arcaica e visionaria, ma anche per comprenderne i costumi e un immaginario sfamato dal desiderio di incantesimo, di malia. Un contesto in cui Colapesce Dimartino si sentono da subito a proprio agio, restituendo un senso di onirismo alla pellicola, così come al suo racconto e alle loro interpretazioni - se vi manca la kermesse ligure, ricordate che [Sanremo 2023 è nella classifica Spotify a livello mondiale](https://lifestyle.everyeye.it/notizie/musica-sanremo-2023-domina-spotify-livello-globale-debutto-lazza-635040.html).
Al cinema il nuovo film di Colapesce e Dimartino con Madame, Vecchioni, Brunori e molti altri ospiti.
Sono stati loro per il rapporto di stima e fiducia reciproco a volermi a bordo di questo progetto. E Colapesce e Di Martino? Quindi, al di là delle apparenze, La Primavera della Mia Vita è un film “neorealista” e chiunque sia stato in Sicilia, anche solo in villeggiatura, non farà fatica a riconoscerlo. La storia degli amici (precedentemente noti come I Metafisici) ritrovati è intrecciata poi a riflessioni di carattere ambientalista, musicale, etico ed esistenziale una volta tanto in un modo leggero ma non per questo immotivato o sbrigativo. Coerentemente alla flemma tendente all'accidia dei due protagonisti, in termini di messa in scena, la camera non è mai a spalla, non segue i due nelle azioni, ma li osserva nei loro (spesso) statici confronti dialettici con un lavoro di riempimento scenografico e di cipiglio fotografico veramente lodevoli. Se il nuovo cinema italiano, oggi, sembra essere finalmente capace di smuovere qualcosa, di provocare una reazione capace di fare uscire di casa e andare nei cinema, se è in grado di raccontare altre storie e sa intrattenere finalmente con soluzioni altre, sane, oltre il qualunquismo e la retorica del qualunquismo come in tempi passati ha saputo fare, copiando (male) dalla Francia, dalla Spagna, semplici commedie che sapremmo fare meglio da dare in pasto ai vari Luca e Paolo o Raoul Bova per gente che dal cinema italiano non si aspetta altro che Luca e Paolo o Raoul Bova. Il finale, che fa i conti con la finitezza di tutte le cose e con la libertà individuale, nel quale il regista omaggia palesemente The Wicker Man del 1973, è persino toccante. Considerando una sceneggiatura tutto sommato solida, al netto di qualche momento di ingenuità, la continuità fluviale di rimandi visivo-uditivi è ancora più impressionante, così come lo è la cura di tutti i dettagli, nel non fare scontrare i riferimenti d'autore a quelli più pop. Se Gabriele Mainetti, quello diLo Chiamavano Jeeg Robot eFreaks Out, sulla spinta di Manetti Bros e Sydney Sibilia prima di lui, ha portato la fantasia a un altro livello di narrazione come segnale in base al quale interrogarsi sul perché solo gli inglesi o gli americani possano osare tanto; e se un prime-mover qual è Renato De Maria (Paz! È soprattutto nella composizione delle inquadrature e nell'uso del montaggio che si fa amare Zavvo ma in genere tutte le strutture espressive dei video traducono efficacemente il suo estro e il suo amore per il cinema tutto ancor prima della musica - ovviamente. Cineasta quarantenne di Catania, poco noto e soprattutto estraneo alle grandi produzioni dei suoi illustri colleghi stranieri, oramai da diversi anni va in giro con la cinepresa a fare video musicali narrativi e non-narrativi, muovendosi in ogni canzone come se si trovasse a casa propria, alla ricerca di un'armonia delle cose basata su una assoluta disponibilità verso qualsiasi formula musicale. E questo, comunque la pensiate, è una meraviglia.
Tra favola e commedia surreale, La primavera della mia vita recupera la mitologia di una terra antica come la Sicilia e ricorre al road movie per raccontare ...
Come le canzoni di Colapesce Dimartino, La primavera della mia vita è pop, ma il suo caleidoscopio di gesti, parole e colori non è incisivo come i versi in musica di "Musica Leggerissima" e così via. Parlano di amicizia Colapesce e Dimartino, e di un'età, i 40 anni, che oggi è fra le più difficili, perché non si è più giovani ma nemmeno vecchi, perché, se si desidera cantare, non si ha la freschezza di Madame né l’aura di Iva Zanicchi, e quindi, quando ci si alza con la luna storta, si può tranquillamente credere che la vita sia solo "Gesù, le tasse e rapporti sessuali deludenti". Una volta che Lorenzo e Antonio si sono ritrovati, possono davvero smettere di riempirsi di cose da fare per dribblare le persone a cui tengono salendo a bordo di metro affollate. [ Zavvo Nicolosi](https://www.comingsoon.it/personaggi/zavvo-nicolosi/283997/biografia/), Lorenzo e Antonio, che nella finzione hanno conservato i loro nomi, si muovono fra personaggi ora eccentrici ora fiabeschi, attraversando la Sicilia alla ricerca di ispirazione per un libro sui luoghi leggendari dell'isola. Ma quando ci si lancia in un'opera prima, ed è un bene, si è animati da un'incoscienza quasi fanciullesca che diventa coraggio da leoni, da un entusiasmo contagioso e da una spontaneità che si intreccia al dato autobiografico, e quindi si possono davvero compiere piccoli miracoli. Qualcuno probabilmente non sa che nei due cantautori siciliani l'amore per il cinema si è sempre intrecciato alla passione per la musica, e che quindi era da tempo che la coppia meditava di esprimersi anche attraverso la settima arte, che per sua stessa natura è ben più complessa di altre perché racchiude in sé una molteplicità di linguaggi.
20/02/2023 - Il duo musicale Colapesce & Dimartino in un road movie attraverso una Sicilia non convenzionale e bellissima, tra gag, autoironia, ...
Partendo da un’estetica da video musicale, con brevi sequenze con camera fissa che finiscono sempre con una battuta di uno dei due protagonisti, il film si esercita su una variazione edulcorata e colorata - una dolce cassata con canditi -del cinema grottesco e cinico dei siciliani Ciprì e Maresco. La coppia parte con una Ford Taunus SW anni 70 arancione attraverso una Sicilia non convenzionale e bellissima a caccia delle prove incontrovertibili dell’esistenza dei Lestrogoni, giganti antropofagi, la statua di Garibaldi che piange sangue, la teiera più grande dl mondo, l’isola in cui si cuoce il pane di segale cornuta allucinogena, il pronipote di Shakespeare. Lorenzo, che etichetta le pillole ansiolitiche in base alle occasioni (“serata con amici fan di Springsteen”) ne prende subito una con l’etichetta “sorprese di Antonio”, giusto perché “nell’entusiasmo si annida il germe del fallimento”.
La primavera della mia vita, di Zavvo Nicolosi, è il lungometraggio d'esordio del regista; un film con Colapesce e Dimartino.
Un percorso a cui si perdonano imperfezione – una scrittura a tratti ingenua – e discontinuità – anche recitativa. Dal coro degli albini, all’ordine delle suore sommozzatrici, dal ristorante “L’astice fuggente”, all’ortolano pronipote di William Shakespeare; transitando per la teiera gigante, i gemelli siamesi diversi, un Roberto Vecchioni complottista e l’organizzazione “Speedy pizzo – La criminalià organizzata intorno a te”. Scorrono sgargianti i titoli di coda di La primavera della mia vita, impregnati del profumo d’acqua salata sanremese; immersi in un oceano di musica, colori, vecchie e giovani glorie dell’Ariston trasportate dalla corrente in terra di Sicilia.