Il 58enne è accusato del duplice omicidio di Stefania Pivetta e della figlia, Giulia, madre e sorella di Nicolò, unico superstite della strage familiare ...
Ora che lo ha visto il giovane ha detto però di sentirsi “più tranquillo”, anche se “vorrei chiedergli perché ha deciso di rovinare la nostra vita. “Rivederlo in aula non è stato facilissimo, io l’ho guardato ma non so se lui mi ha visto”, ha spiegato ai giornalisti presenti in tribunale. Nicolò Maja, il 24enne ancora fortemente segnato nel fisico dai tanti interventi chirurgici a cui è stato sottoposto in questi mesi, ha incontrato nuovamente il padre Alessandro.
Il giovane, 24 anni, era stato trovato incosciente nella villetta del delitto: uccise la mamma e la sorella. Sulla t-shirt i volti delle vittime.
Perché ha deciso di rovinare la nostra vita», risponde.](https://milano.corriere.it/notizie/lombardia/23_gennaio_27/alessandro-maja-si-alla-perizia-psichiatrica-chiesta-dalla-difesa-del-designer-che-ha-ucciso-moglie-e-figlia-29df298f-1ac5-4e46-9299-64160dce0xlk.shtml) L’udienza di ieri è stata una sorta di passaggio tecnico nel processo, servito per affidare l’incarico al perito: l’obiettivo è di verificare se l’imputato fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti e se è oggi in grado di stare in giudizio. [il designer d’interni che farneticava sporco di sangue](https://milano.corriere.it/notizie/lombardia/22_maggio_05/samarate-l-architetto-alessandro-maja-notti-ufficio-scatti-d-ira-deliri-vendetta-un-uomo-solitario-f5d0772c-cbf9-11ec-82c2-025e23a41f5c.shtml) a cavalcioni di una finestra che dà sul giardino, e il figlio Nicolò, colpito forse con un cacciavite, trovato dai soccorritori del 118 incosciente. Abbiamo incrociato gli sguardi, ma non so se mi ha visto, dal momento che era senza occhiali» ha spiegato Nicolò Maja all’uscita dalla grande stanza al pianterreno del palazzo di giustizia di Busto Arsizio, dove si celebrano le udienze di corte d’Assise. Tutti speravano che Nicolò ce la facesse, che un giorno potesse riaprire gli occhi. Il genitore era a pochi metri: «Ora non riesco a parlargli» Il giovane, 24 anni, era stato trovato incosciente nella villetta del delitto: uccise la mamma e la sorella.
Durante il processo per la strage di Samarate, Nicolo Maja ha rivisto per la prima volta il padre Alessandro, che il 24 maggio 2022 uccise nel sonno la...
"Vorrei chiedergli perché ha deciso di rovinare la nostra vita.
"Io l'ho guardato, ma non so se lui mi ha visto". Durante il processo per la strage di Samarate, Nicolò Maja, unico sopravvissuto, ha visto per la prima ...
Alessandro Maja si trova in carcere per avere ucciso a colpi di martello la moglie, l'altra figlia Silvia e aver gravemente ferito lo stesso Nicolò nella notte del 24 maggio 2022, mentre la famiglia dormiva nella loro abitazione di Samarete, in provincia di Varese. All'udienza prevista per la mattina di oggi, venerdì 17 febbraio, il giovane si è presentato con una maglietta con le immagini della madre Stefania e della sorella Giulia "perché volevo portarle con me - ha detto Nicolò - mi danno quella spinta..." Durante il processo per la strage di Samarate, Nicolò Maja, unico sopravvissuto, ha visto per la prima volta Alessandro, in carcere da quando, nel maggio scorso, ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, l'altra figlia Giulia e ha gravemente ferito lo stesso Nicolò di notte a colpi di martello nella loro casa in provincia di Varese.
Lo scopo è verificare se l'imputato, accusato del duplice omicidio delle due donne e del tentato omicidio del figlio, fosse capace di intendere e di volere al ...
Il ragazzo, ora in carrozzina per una serie di interventi chirurgici, si è presentato in aula con una maglietta con le immagini della madre Stefania e della sorella Giulia: «perché volevo portarle con me – ha detto Nicolò – mi danno quella spinta…». Lo scopo è verificare se l’imputato, accusato del duplice omicidio delle due donne e del tentato omicidio del figlio, fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti e se è in grado di stare in giudizio. «Rivederlo in aula non è stato facilissimo, io l’ho guardato ma non so se lui mi ha visto», ha detto a margine dell’udienza.
L'uomo ha ucciso la moglie e l'altra figlia e ferito il 24enne. Il ragazzo in aula con una maglietta con il viso di madre e sorella (ANSA)
Stamani il ragazzo si é presentato con una maglietta con le immagini della madre Stefania e della sorella Giulia "perché volevo portarle con me - ha detto Nicolò - mi danno quella spinta..." Così Nicolò Maja, parla del padre Alessandro che oggi ha rivisto per la prima volta in aula al tribunale di Busto Arsizio (Varese) da quando, nel maggio scorso, l'uomo ha ucciso nel sonno la moglie, l'altra figlia Silvia e ha gravemente ferito il 24enne, oggi in carrozzina dopo una serie di interventi chirurgici. "Vorrei chiedergli perché ha deciso di rovinare la nostra vita.
“Vorrei chiedere a mio padre perché ha deciso di rovinare la nostra vita. Proverò a parlargli, forse alla prossima occasione”.
Anche Nicolò si è difeso, e almeno lui è riuscito a sopravvivere, nonostante le ferite gravissime per cui è stato portato in ospedale fra la vita e la morte. Durante l’udienza, dove Alessandro Maja sedeva accanto al suo legale, è stato conferito l’incarico al perito che dovrà giudicare le condizioni psichiche dell’ex arredatore di interni milanese che ha trucidato la sua famiglia e che da quella notte parla poco, si è chiuso in se stesso e non ha mai dato una spiegazione della strage. Lui è l’unico sopravvissuto all’aggressione del padre, avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 maggio scorsi: “Rivederlo in aula non è stato facilissimo, io l’ho guardato ma non so se lui mi ha visto”, ha raccontato, per poi ribadire di volergli parlare “forse alla prossima occasione”, per domandargli “perché ha deciso di rovinare la nostra vita”.
Nella notte fra il 3 e il 4 maggio 2022, a Samarate (Varese), l'architetto Alessandro Maja uccide la moglie Stefania Pivetta e la figlia sedicenne...
E mia madre era una mamma molto affettuosa, anche se apprensiva". Con il migliorare delle condizioni fisiche e il trasferimento in corsia, arriva il momento della verità: "C'erano quattro dottoresse – racconta Giulio – più io e mia moglie. "In qualche riga stringata chiede come sta il figlio – aggiunge Giulio – e per Natale gli ha scritto solo ‘Buon Natale, papi'. Saranno state all'incirca le 9:30 e cercavamo di metterci in contatto con Stefania, che però non rispondeva né a casa né al cellulare". Nicolò resta in coma per settimane e al suo risveglio non ricorda nulla. Nell'accostare il brigadiere mi ha fermato e mi ha detto ‘Lei è il signor Pivetta? "Credo di aver perso anche il papà, – conclude – oltre a mia madre e a Giulia, ma vorrei che il mondo sapesse che donne fantastiche sono state". "La sera – dice – prima di andare a dormire parlo con loro, le ringrazio per tutto quello che hanno fatto per me quando erano in vita e per avermi salvato, perché io sono praticamente certo che siano state loro a salvarmi". Seconda cosa: anche Giulia non c'è più. – Ma non posso dire che, "Il pensiero successivo – dice Pivetta – è stato per Nicolò: pur con la rabbia e il dolore siamo andati tutti i giorni, per più di quattro mesi, in ospedale da lui". "Non ci eravamo preoccupati, – dice ancora Pivetta – ma nel tornare verso casa abbiamo visto le volanti della polizia davanti al nostro ingresso.