Tanti auguri a Vasco Rossi con un post su Instagram creativo e divertente, per festeggiare la leggenda del rock italiano.
Ne è passato di tempo dal 7 febbraio 1952 quando Rossi nasceva a Zocca, in provincia di Modena, e da quando nel 1983 è salito sul palco per cantare a [Sanremo](https://tg24.sky.it/spettacolo/musica/approfondimenti/sanremo-2023) la sua Vita Spericolata che, strano ma vero, fu tra gli ultimi classificati e al centro di numerose polemiche. Come canta lui stesso “Domani sarà tardi per rimpiangere la realtà, è meglio viverla”, quindi 71 candeline le prende con entusiasmo e voglia di far vibrare ancora la gente ai suoi concerti. E così, anche per festeggiare i suoi 71 anni, il cantante ha pubblicato un post speciale che ha scatenato una pioggia di commenti di auguri e complimenti da tutto il mondo.
Nel giorno del suo compleanno, il rocker condivide uno speciale video su Instagram.
Quaranta anni dopo, Vasco è il rocker più idolatrato d'Italia e nell'edizione 2023 del Festival viene non a caso omaggiato con una cover di "Vivere" che Levante proporrà insieme a Renzo Rubino nel corso della quarta serata di venerdì. È soltanto un anno in più" si legge nella didascalia del post, mentre nel breve filmato si sentono le note del suo successo "Quanti anni hai". Mentre nella Città dei Fiori è tutto pronto per l'inizio di Sanremo, dove nel 1983 il Blasco si presentò in gara con "Vita spericolata", Vasco ha scelto un video animato di sé stesso e una breve didascalia per festeggiare il suo compleanno insieme ai tanti follower che ogni giorni seguono i suoi aggiornamenti su Instagram.
Diverse le feste organizzate, tra cui il video “Flash Mob for Vasco” in cui i fan del Blasco hanno interpretato a modo loro il celebre pezzo “Vado al Massimo”, ...
Oggi il Blasco nazionale festeggia i suoi 71 anni vissuti sempre in musica e per la musica. Continua ancora a rappresentare la colonna sonora principale di ...
Un successo, quello di Vasco Rossi, che è la parafrasi perfetta della identificazione tra parole, emozioni e pubblico. Pur essendosi classificata all’ultimo posto, quella canzone si rivelò una sorta di testamento spirituale in cui continuano a credere tantissime persone durante le mareggiate che la vita riserva. L’anno precedente era stata la volta di “Vado al massimo“, testo con cui aveva esordito nel Festival più importante della canzone nazionalpopolare.
Dalla follia dei primi dischi, un po' Battisti un po' Jannacci, agli ultimi lavori che ci hanno fanno storcere il naso.
La title track è genio puro, Una canzone per te è semplicemente una ballad perfetta, Portatemi Dio è un inno coraggiosissimo (pensate ai passi da gambero che ha fatto il nostro Paese), Deviazioni e Mi piaci perché sono veri manifesti di scorrettezza iperrealistica, con poche balle e dritti dritti verso l’obiettivo: Vasco Rossi non dice che gli piace una ragazza perché è colta o va al cineforum, non fa giretti di parole romantici. Forse in quel periodo faceva una vita un po’ troppo spericolata e nella voce si sente: una voce sguarata e bellissima, scanzonato e ironico più che mai (e con una penna felicissima). Spara subito la canzone più epocale della sua carriera (Albachiara) e poi fa vedere la sua faccia migliore, quella goliardica, autoironica e folle: la title track è un capolavoro di demenzialità e scorrettezza da manuale. Disco che personalmente trovo più importante che bello, ma non si può negare che abbia segnato un’epoca e che ancora oggi (a differenza del successivo Liberi liberi) suoni benissimo. Qui tutto è oro, ma svettano sicuramente la title track (l’inno che racchiude il Vasco-pensiero), Incredibile romantica e Brava (con la sua meravigliosa “logica di calze nere”). Personalmente non l’avrei messo qui, ma bisogna fare uno sforzo di oggettività: siamo davanti ad un disco che è formato da soli brani di successo e inamovibili dalle scalette dei concerti dei decenni a venire. Qui abbiamo un Vasco scanzonato (in piena libidine compositiva) che per la prima volta ci mostra la sua vera anima rock. Se un paio di ballad sono davvero belle – la title track e, soprattutto, E adesso che tocca a me – il resto è di livello medio. La composizione però è notevolissima e i brani sono tutti di un livello altissimo. Siamo qui è un disco in linea con Sono innocente e Vivere o niente, ovvero lavori che se non li cantasse lui probabilmente non se li filerebbe nessuno. È che tolta Vivere, ottima canzone di Massimo Riva e del Nostro, compositivamente il disco non è bello quanto potrebbe sembrare – ergo: sono brani di livello medio confezionati benissimo. Difficilissimo evitare un giudizio generazionale, anche se alcune cose ci paiono oggettive (e abbiamo l’ardire di credere che tali sembrerebbero anche a lui).
E se a questi numeri da record aggiungiamo gli auguri pubblicati dai numerosi fan club si raggiungono cifre da capogiro. Il Zocca Fan Club, presieduto da Silvia ...
Non vedo l’ora di mostrargliele e di chiacchierare un po’ con lui". È quasi un punto di riferimento, anche se lui è sempre avaro di notizie se gli si chiede dei movimenti zocchesi di Vasco, è riservatissimo, glissa con un’abilità straordinaria e diplomazia. Fra Memo e numerosissimi fan di Vasco è nata un’amicizia. Guglielmo Franceschini, da tutti conosciuto come Memo, è un dirimpettaio di Vasco a Zocca. Lo ha fatto in modo scherzoso nella pagina ufficiale del Comune: "Oggi – vi si legge – a Zocca è un gran bel giorno, ma anche complicato, perché non sai mai se fare prima gli auguri a Vasco o a Memo. Il Zocca Fan Club, presieduto da Silvia Balestri, ha scritto: "Tanti auguri per questi 71 anni Rock al nostro Rocker di Zocca Vasco Rossi.