Primo Levi

2023 - 1 - 27

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Breaking bad | Primo Levi ha reso il sadismo indecifrabile di ... (Linkiesta.it)

Galilei, van Gogh e Primo Levi. Grazie a un'inattesa scoperta, la loro vita, il loro tempo e la nostra storia sono cambiati per sempre.

La storia di un atomo di carbonio prendeva corpo nel carcere di Aosta, prima del trasferimento di Levi a Fòssoli e poi ad Auschwitz. Per Levi, per il chimico sui generis Levi, non c’è nessuno iato tra lo studio della trasmutazione della materia e lo studio delle infinite variazioni che si manifestano nell’animale‐uomo, nella complessa macchina umana. Vita e materia non sono campi separati: il termine «cose» si riferisce anche alla materia umana, «comprende anche le persone». «Il Lager è stato per molti di noi e per me in specie, un osservatorio; cioè un altro modo parallelo a quello che dicevo prima del mestiere chimico, di immagazzinare esperienze positive». Se non avesse avuto quel tipo di mentalità tecnico‐scientifica, la forza della sua scrittura e la sua maniera di vedere e di capire non sarebbero state le stesse. «Io credo di poter dire altrettanto» dichiara nell’«Appendice» a Se questo è un uomo, richiamandosi a Lidia Rolfi, «e cioè che vivendo e poi scrivendo e meditando quegli avvenimenti, ho imparato molte cose sugli uomini e sul mondo».

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Primo Levi e il pastore luterano | Marco Belpoliti (doppiozero)

Nel 1975 Primo Levi va in pensione dalla SIVA, la fabbrica di vernici dove ha lavorato per trent'anni. Gli cresce il tempo libero come scrive a Luciano Foà, ...

Goes scrive per primo a Levi e gli invia un suo libro, e nel marzo del 1962 il chimico torinese, autore di un solo libro, scrive una lettera in francese a Goes non conoscendo bene, come dice nella missiva, il tedesco. Il terzo libro di Albrecht Goes, di cui scrive Primo Levi a Foà, rappresenta un altro tassello della narrativa tedesca degli anni Cinquanta, in cui il tema che sta a cuore all’autore di Se questo è un uomo, la responsabilità dei tedeschi, viene trattato. Scrivendo nel 1962 a Goes, Levi sottolinea come si tratti non solo di letteratura: “è carne e sangue, scritte da un uomo per gli uomini”. Questo doppio sviluppo della storia non si coglie immediatamente, fino a quando il narratore in prima persona si rivela: un assistente di biblioteca che ha abitato nella medesima casa della protagonista, la macellaia. Sebald in un saggio dedicato a Jean Améry (Con gli occhi di un uccello notturno, raccolto in Il primo testo di Goes racconta la storia di un pastore evangelico che svolge le funzioni di cappellano militare ed è chiamato ad assistere un condannato a morte per diserzione nel 1942. Albrecht Goes è un pastore luterano nato nel 1908 in una canonica di Langenbeutingen, figlio e nipote di pastori. La cosa interessante è che il concetto di “zona grigia”, su cui si regge il libro più importante di Levi, I sommersi e i salvati (1986), prende sviluppo da un romanzo e si alimenta anche di un’altra vicenda che ha interessato molto il chimico torinese, quella di Chaim Rumkowski, altro personaggio realmente esistito, raccontato da Levi stesso in un articolo di giornale e anche da altri narratori, tra cui Saul Bellow, da cui Levi ha preso ispirazione. Nella sua lettera Levi spiega che a suo avviso si tratta di un libro “nella linea Adelphi”, e lo tradurrebbe lui stesso. C’è anche un altro piccolo mistero riguardo a questa traduzione di Presser: il libro è reso dal tedesco da Levi per quanto sia stato pubblicato inizialmente in olandese. Nello scambio di lettere con Foà, riguardo a libri da tradurre, Levi non nomina solo Presser; si riferisce infatti un pastore evangelico, Albrecht Goes autore di Das Löffelchen (Il cucchiaino) uscito nel 1965 presso Fischer Verlag. Scrive Levi, “il nodo del libro è nel contrasto tra l’educazione raffinata del personaggio e il mondo disumano e abietto in cui viene precipitato e da cui si redime”.

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Giorno della Memoria: Primo Levi, montagne e libertà - Lo Scarpone (Lo Scarpone)

Come scrisse Levi in un racconto di montagna che ha pochi eguali, lassù si poteva ancora godere del privilegio.

Per il Club alpino italiano, l’interferenza fascista è e rimarrà una macchia nera e indelebile. Il suo amore per la montagna e per l’alpinismo emerge timidamente dalla sua biografia: altri e più drammatici episodi l’hanno infatti segnata in maniera indelebile. Introdurranno la serata il presidente sezionale Roberto Monguzzi e il past president Carlo Lucioni. I tre salivano in montagna per passione, ma anche per allontanarsi da una società in cui era per loro impossibile specchiarsi. Nel 1938, nel tentativo di raffinare la lingua italiana dalle interferenze straniere, il Club alpino italiano venne ribattezzato Centro Alpinistico Italiano e a fine anno il presidente generale Angelo Manaresi inviò alle Sezioni una circolare riservatissima dove venivano prefissati i criteri per l’epurazione “dei soci di razza non ariana”. Il fascismo tentò, a volte con successo, di far suoi i rilievi e il movimento alpinistico per rinforzare ulteriormente la macchina della propaganda. Ma il desiderio di inglobare il movimento alpinistico tra le rigide e fitte maglie fasciste non si limitò al tentativo di sedurre, attraverso onorificenze e riconoscimenti, gli scalatori italiani attivi tra le due guerre. Ma questa era una passione sincera e in un certo senso salvifica. Il rifugio, che con lo scrittore torinese e la sua famiglia non ha niente a che vedere, nel 1929 fu intitolato a una giovane alpinista ebrea, Mariannina Levi, travolta un anno prima da una valanga presso il Colle della Rho, nella conca di Bardonecchia. Negli stessi anni vi era però un altro modo di intendere le montagne, meno appariscente e senza dubbio più introspettivo. Nel 1939, infatti, la presidenza generale impose alle Sezioni locali proprietarie di rifugi dedicati ad alpinisti ebrei, di provvedere a cambiarne il nome. Vi fu un tempo in cui i tentacoli della politica si allungarono con infida decisione e con finalità ideologiche sulle montagne e soprattutto su chi, tra quelle montagne, amava arrampicarsi.

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Giorno della Memoria, parla Dario Venegoni: "Ricordare è ... (Oggi)

Il presidente dell'Associazione nazionale ex deportati spiega perché è così difficile raccontare. Anzi, così doloroso. E pensare che i suoi genitori si ...

Quando Giorgia Meloni si commuove per i bambini ebrei deportati è sincera, ma nessuno si commuove per mio papà in galera a 25 anni per motivi politici. «Il timore di Segre, che la Shoah sarà dimenticata, per i deportati politici è già realtà. «Certo che no: non posso mettere sullo stesso piano mia mamma, 33enne socialista consapevole che finisce a Bolzano, e Liliana Segre, tredicenne, che viene presa “per la colpa di esser nata”. «Ricordare solo la Shoah rischia di diventare un problema di subalternità culturale a una idea della storia che è fondamentalmente quella della destra. Ma ad accomunarle è il progetto di dominio sul mondo, il Nuovo Ordine Europeo, messo a punto nei dettagli nel 1941: non c’era spazio per nessuno che fosse alieno all’ideologia con cui si voleva dominare. E guardi che ricordare tutto conviene a tutti». La Shoah ha una sua unicità nella storia dell’umanità, ed è un capitolo che va approfondito per questo, ma non esaurisce i crimini del nazifascismo. Molti – non sappiamo quanti – sono morti lì, altri – come i miei genitori – sono sopravvissuti». Prenda Aned: nasce dall’incontro tra chi era sopravvissuto e i familiari di chi invece nei lager era morto, e che magari prima di morire aveva “affidato” figli e famiglia al compagno di prigionia, in caso di sorte migliore. Per dirle: i miei genitori non sono conteggiati nei 23.800 deportati politici, per il semplice fatto che quel numero considera solo chi fu portato oltre il Brennero. A “difendersi” possono servire anche le associazioni in cui i sopravvissuti si riuniscono? Perché ricordare è doloroso e perché, come dice una delle protagoniste del documentario Le donne della Resistenza (Liliana Cavani, 1965), il lager tira fuori il peggio di te, andare a rivangare significa confrontarsi con la propria parte oscura.

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Nei libri di Primo Levi la struggente umanità del ritorno a casa (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Ho tardato a leggerle, per il rigetto che provo quando una lettura è «obbligata», da ossequiare a priori. Ma rilette al di fuori di quel cono mediatico ed ...

Il suo capolavoro, Se questo è un uomo, dapprima rifiutato da Einaudi, pubblicato da de Silva, è il canto dolente di ogni uomo di ogni tempo, terra e razza. In quei tre verbi è riassunta non solo la speranza di chi è internato nei campi (non solo nazisti) ma anche di ogni agognato ritorno: il cammino a ritroso è spinto dalla fame originaria del cibo di casa, le pietanze della madre nell’infanzia, il pane condiviso coi famigliari e i commensali (compagni da cum-panis, non compagni politici). In italiano e io le racconterei, in italiano, e lei capirebbe e mi darebbe da mangiare e da dormire».

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Primo Levi e “Le lettere di tedeschi” (Berlino Magazine)

Primo Levi pubblicò nel 1986 “I sommersi e i salvati”, dove descrisse le lettere ricevute dai tedeschi dopo “Se questo è un uomo”.

di Amburgo i tedeschi non si accorsero che le dichiarazioni di Hitler erano mendaci, e che non era loro la colpa bensì del “traditore” Hitler. Levi replicò in maniera iraconda che al contrario delle sue affermazioni non vi era “pagina né discorso di Hitler in cui l’odio contro gli ebrei non venisse ribadito fino all’ossessione” e che era troppo facile scaricare la colpa sul “traditore”. di Francoforte non riusciva a capire come avessero fatto i tedeschi a non ribellarsi, ma sosteneva che fosse improprio parlare di tedeschi in senso generico. [Albert Speer, l’architetto di Hitler](https://www.ilpost.it/2011/09/01/albert-speer/) che si dichiarò colpevole durante il Processo di Norimberga. di Stoccarda espresse, invece, il suo stupore per il mancato odio di Levi nei confronti del popolo tedesco e quasi provò vergogna. L’ultima corrispondenza di cui narra Levi è quella con Hety, che durò per molti anni. di Brema diceva di provare vergogna e di odiare i criminali che fecero soffrire così tante persone come Levi. Nell’ultimo capitolo discusse le lettere ricevute dai tedeschi dopo la pubblicazione della traduzione in tedesco di “Se questo è un uomo”. A scrivere furono più gli eredi di della generazione di tedeschi della seconda guerra mondiale, e per questo Levi non discusse di questa corrispondenza nel saggio “I sommersi e i salvati”. Levi ricevette una quarantina di lettere dai lettori tedeschi all’inizio degli anni ’60. I “soverchiatori” e gli “spettatori indifferenti sarebbero diventati lettori”. Riedt era un italianista e nel 1941 era stato chiamato alle armi, ma non sopportava il nazismo e così aveva simulato una malattia.

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NICHELINO - Terminato il murales di Primo Levi nel Giorno della ... (TorinoSud)

Un capolavoro lungo la facciata di un palazzo di via Ponchielli. E' il più grande di quelli realizzati in città negli ultimi mesi.

E' il più grande di quelli realizzati in città negli ultimi mesi Il Giorno della Memoria per le vittime dell'Olocausto coincide, a Nichelino, con il completamento del murales più grande mai realizzato in città in questi mesi. La zona non è stata scelta a caso, visto il soggetto del disegno.

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Un nuovo murales a Nichelino: l'opera sarà dedicata a Primo Levi ... (Mole24)

A Nichelino arriverà presto un murales dedicato a Primo Levi: l'inaugurazione sarà l'1 febbraio, quando partirà il Treno della Memoria.

Si spera che i questo modo, conoscendo la storia e gli sbagli del passato, le nuove generazioni possano evitare di ripetere gli stessi orrori. Quest’anno, al percorso del Treno si aggiungerà una nuova tappa: si tratta di Berlino. Il murales rientrerà nel progetto di riqualificazione urbana Nichelino Lights Up Festival, che vuole abbellire la città attraverso i muri dei suoi edifici.

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Noi ebrei, schiavi degli schiavi: Primo Levi, testimone dell'orrore dell ... (Globalist.it)

Nacque a Torino il 31 luglio del 1919. Se questo è un uomo e La tregua sono due tra le più importanti opere che narrano l'infamia e l'assenza di umanità del ...

Questo sterminato intrico di ferro, di cemento, di fango e di fumo è la negazione della bellezza. I fumi della Buna ristagnavano nell’aria fredda, e si vedeva anche una fila di colline basse, verdi di foreste: e a noi si è stretto il cuore, perché tutti sappiamo che là è Birkenau, che là sono finite le nostre donne, e presto anche noi vi finiremo: ma non siamo abituati a vederlo. Oggi e qui, il nostro scopo è di arrivare a primavera.

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Giorno della Memoria, l'incontro di Primo Levi a Finale Ligure con ... (IVG.it)

Il particolare storico ricordato in occasione delle commemorazioni per la Shoah.

“Non tutti sanno che Finale Ligure è particolarmente legata all’autore-protagonista di “Se questo è un uomo” perché nel dopoguerra, per molti anni, Primo Levi trascorreva nella nostra città le sue ferie estive (in un appartamento in regione San Carlo vicino alla stazione ferroviaria). Lothar Müller nel suo sessantesimo anno di età” si legge nella citazione di Primo Levi sull’episodio. Nel Giorno della Memoria i Verdi Finalesi ricordano Primo Levi a Finale Ligure e l’appuntamento con uno dei suoi aguzzini.

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Primo Levi, chi era il chimico scrittore che ha raccontato l'Olocausto ... (Newsby)

Con le sue opere, tra cui 'Se questo è un uomo', ha raccontato sua esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz.

Rientrato a Torino dopo un viaggio lungo e travagliato, raccontato poi ne La tregua, ha trovato lavoro in una ditta di produzione di vernici e ha iniziato a dedicarsi alla scrittura. Tra le ultime opere, da ricordare I sommersi e i salvati, testo in cui la riflessione sull’atroce esperienza dei campi di concentramento si intreccia con un’analisi lucida dei guasti della società contemporanea. Dopo la laurea si è trasferito a Milano dove ha trovato lavoro in una fabbrica svizzera di medicinali, poi nel 1942 è entrato nel Partito d’Azione e ha fatto una breve esperienza da partigiano in Val d’Aosta. I tedeschi evacuando il campo hanno abbandonato i malati e Levi è riuscito a scampare alla marcia di evacuazione da Auschwitz. Nel 1941 è riuscito a ottenere il diploma di laurea, il quale riportava la precisazione ‘di razza ebraica’. Nato nel 1919 in una famiglia ebrea di intellettuali piemontesi, ha studiato al liceo classico Massimo D’Azeglio diplomandosi nel 1937.

Le parole di Primo Levi (UniBa)

Per la Giornata della memoria 2023, mercoledì 1 febbraio alle ore 11,00 presso la Biblioteca Comunale "Ciro Angelillis" di Monte Sant'Angelo, ...

Per la Giornata della memoria 2023, mercoledì 1 febbraio alle ore 11,00 presso la Biblioteca Comunale "Ciro Angelillis" di Monte Sant'Angelo, si terrà l'incontro "Le parole di Primo Levi" a cura della prof.ssa Immacolata Aulisa. - Le parole di Primo Levi Le parole di Primo Levi

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27 gennaio – Primo Levi: “I mostri esistono, ma sono più pericolosi ... (VareseSport)

I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e ad obbedire ...

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Bonaccini sulla tomba di Primo Levi: "Va tenuto vivo ricordo della ... (TorinOggi.it)

Il candidato alla Segreteria Nazionale del Pd sulle Regionali del Piemonte: "Il Partito Democratico deve riscoprire la vocazione maggioritaria, ...

Io mi auguro che quello che è accaduto a Torino possa replicarsi anche per le prossime regionali: l'importante è immaginare che gli avversari non stanno in casa propria, nel centrosinistra". "Come Pd - ha commentato Bonaccini - penso che noi dobbiamo avere l'ambizione di riscoprire la vocazione maggioritaria, quindi non delegare ad altri le rappresentanze che potremo raccogliere noi". "Mai nulla - ha commentato Bonaccini, a margine del convegno dei Popolari al Sermig - va dato per scontato, sempre più va tenuto vivo il ricordo di quella che è stata la tragedia della Shoah visto anche quello che sta accadendo in giro per il mondo di questi tempi”.

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Un maxi-murales per ricordare Primo Levi: una facciata di sei piani a ... (TorinoToday)

Nichelino dedica un maxi-murales a Primo Levi. Occupa l'intera facciata di un palazzo di sei piani ed è il più grande tra quelli inaugurati recentemente ...

Partigiano antifascista, il 13 dicembre 1943 fu arrestato dai fascisti in Valle d'Aosta, inviato in un campo di raccolta a Fossoli e, nel febbraio 1944, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo. La sua opera più famosa è “Se questo è un uomo” dove racconta le sue esperienze nel campo di concentramento nazista ed è considerato un classico della letteratura mondiale. Oggi, venerdì 27 gennaio, nel Giorno della Memoria, a Nichelino è stato completato il maxi-murales dedicato a Primo Levi.

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La lezione di vita di Primo Levi, mio vicino di casa a Torino ... (Italia Oggi)

Questa anonima palazzina si trova a Settimo Torinese, a un tiro di schioppo da Torino, in via Leinì 84, a pochi metri dalla tangenziale che...

Pagati per non usare l'auto. [Usa, autorizzata la ripresa dei voli dopo il guasto informatico. [Scarica il pdf](/news/download-pdf?idart=2591247&ricerca=) Perché la chimica è lo strumento che ha usato per costruire con pazienza ponti tra culture che solo pochi anni prima erano divise da un crepaccio profondo, un secolare baratro di diffidenza, capace di sfociare nelle leggi razziali, poi nella persecuzione, infine nella distruzione. Perché la sua fortissima testimonianza è proseguita senza enfasi e con enorme dignità, mentre conduceva una vita produttiva “normale”. a vita solo per prendere l'indennità?](/news/sen-a-vita-solo-per-prendere-l-indennita-2590284) La sua testimonianza a Torino iniziava a squarciare il velo della rimozione, dell'indifferenza, del ridimensionamento. Questa fabbrica era a 300 metri circa dalla casa in cui ho respirato aria nei primissimi anni della mia vita e a meno di un chilometro dalla casa in cui ho trascorso la mia infanzia. Oggi, ogni volta che penso che la sua vita ha incrociato le mie prime strade provo emozione. Erano gli anni di piombo, impazzava il terrorismo di Prima Linea e delle Brigate Rosse che a Torino erano guidate da Renato Curcio. Ho acquistato altre esperienze preziose, che si sono addizionate e combinate con quelle di Auschwitz». Era un'azienda piccola, con macchinari e sistemi di produzione anche molto artigianali.

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Le parole di Primo Levi incise sulla lapide in piazza del Municipio (IL TELEGRAFO)

La città ha reso omaggio con solennità alla memoria dei suoi concittadini ebrei deportati e trucidati nei lager nazisti tra il 1943 e il 1944.

Ma prima all’interno del Municipio, alla presenza del presidente della Comunità Ebraica Vittorio Mosseri, del Sindaco, del Questore e altre autorità, la presidente del Lions Club Livorno Porto Mediceo Marina Marenna ha ricordato: "Abbiamo donato a Livorno la lapide che reca incisa la poesia di Primo Levi ’Se questo è un uomo’. Alle 13 alla lapide che riporta la poesia di Primo Levi ’Se questo è un uomo’ affissa nel 2014 sulla facciata del Palazzo del Comune in ricordo della Shoah e di tutti i deportati nei campi di concentramento, il Lions Club Livorno Porto Mediceo ha organizzato un momento di raccoglimento. Dopo la deposizione di una corona di fiori in omaggio alle vittime della Shoah al Cimitero Ebraico, La ’Giornata’ è proseguita in Prefettura con l’intervento, tra gli altri, di Ermanno Smulevich, curatore del libro ’Matti e Angeli.

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