La prima pratica presenta una serie di importanti vantaggi: per esempio, facilita il crearsi di un legame affettivo, rende possibile l'allattamento al seno ...
Il rooming-in anche notturno risponde a una mancanza di organico ospedaliero, perché non possiamo davvero pensare che la spiegazione sia che se no non si crea un legame affettivo tra madre e figlio. E allora anche basta berci la stronzata della maternità come santità perché partoriscono pure le gatte, iniziamo a pretendere che i reparti maternità funzionino, che i corsi preparto non siano dei ted sull’allattamento al seno, sulla diade speciale madre figlio, sull’epidurale che è meglio di no perché siamo donne e ce la possiamo fare, sul cesareo no che è brutto e cattivo, e iniziamo a parlare delle nostre tasse e di come i nostri soldi vengono spesi. Questa è un’idea vaga, perché una donna si fa anche venti ore di travaglio, il che vuol dire rompersi tutte le ossa per venti ore di seguito. Non sono un medico, ma possiamo supporre che prima o poi un legame con questo neonato si creerà, o vivremo per sempre ignorate e malvolute? L’importanza del ruolo dei servizi per la maternità” possiamo leggere: «Il contatto tra madre e figlio, che si realizza sia a livello epidermico che visivo immediatamente dopo la nascita, dovrebbe continuare offrendo alla madre la possibilità di tenere sempre il bambino con sé. E questo è quello che succede a tutte, perché non è un’eccezione, ma la prassi.
Subito dopo il parto, madre e figlio possono stare nella stessa stanza giorno e notte. È il rooming in, modello noto per apportare numerosi benefici a ...
[figlio](https://www.wired.it/article/figli-costo-crescere-italia-salari-famiglie/) possa essere per la madre stremante. [allattamento al seno](https://www.wired.it/scienza/medicina/2017/07/25/sapere-allattamento-seno/). In questi casi, la donna potrebbe sentirsi sola nell'affrontare le nuove difficoltà, viste anche le restrizioni dovute alla [pandemia](https://www.wired.it/topic/coronavirus/) che hanno avuto un impatto notevole sulle neomamme, ed è proprio qui che serve un maggior sostegno da parte della struttura ospedaliera. [studio](https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5863308/) italiano, che si è concentrato sui livelli del cortisolo salivare (affidabili biomarcatori per indicare lo stress), il rooming in riduce i livelli di stress nel neonato. Il contatto pelle a pelle tra i due, infatti, può stabilizzare l'umore della madre (riducendo il tasso di [depressione post-partum](https://www.wired.it/scienza/medicina/2019/03/20/farmaco-depressione-post-partum/)), mentre per il piccolo garantisce una maggior sicurezza, che si traduce in una minor sensibilità allo stress. “In questo svolge un ruolo importante il personale sanitario, che si prende cura del bimbo o della bimba quando la mamma non se la sente, sostenendo e incoraggiando quest'ultima nei momenti di contatto con il neonato”. Tenendo conto dei suoi effetti positivi, secondo la Sin, il rooming in dovrebbe essere proposto come routine da parte del centro nascita. “Mamma e bambino nel periodo intercorrente fra nascita e dimissione dall'ospedale vanno quindi separati quanto meno possibile”, precisano dalla Sin. Il rooming in è definito dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), come “la permanenza del neonato e della madre nella stessa stanza in un tempo più lungo possibile durante le 24 ore, salvo quello dedicato alle cure assistenziali”. Ogni punto nascita e di assistenza al neonato dovrebbe, infatti, “praticare il rooming-in, permettere cioè alla madre e al bambino di restare insieme 24 ore su 24 durante la permanenza in ospedale”, si legge nel documento. [Uppa](https://www.uppa.it/rooming-in/). [pianto](https://www.wired.it/article/come-far-smettere-di-piangere-i-neonati-risultati-studio-giapponese/) e un miglior avvio all' [allattamento](https://www.wired.it/lifestyle/salute/2018/07/20/allattamento-latte-artificiale-pubblicita/).
Rooming in: linee guida per farlo in sicurezza ce ne sono? Perché il rooming in è così importante per mamma e bambino in ospedale ma anche a casa?
Come si legge sul documento dell' [Ospedale Burlo Garlofolo di Trieste "POLITICA AZIENDALE SULL'ALLATTAMENTO E L'ALIMENTAZIONE DEI BAMBINI",](https://www.burlo.trieste.it/sites/default/files/documenti-basicpage/POL_DSN_0005_02_15042022_pol_allattam_seno.pdf) può capitare che una mamma non sia in grado di prendersi cura della propria neonato per vari motivi, dovuti al parto, all'analgesia o a terapie effettuate. Il rooming in ha lo scopo di favorire il legame e l‛intimità tra madre e neonato. Qualunque tipo di strategia viene concordata con la madre dopo averla debitamente informata sugli effetti della separazione e sulle possibili strategie da attuare". Il "rooming-in" può essere gestito in vari modi, in base alla struttura dell'ospedale o del reparto di maternità. Il peso di ogni neonato alla nascita dovrebbe essere registrato su una tabella della crescita. Il mantenimento del contatto madre-figlio favorisce la colonizzazione della pelle e del tratto gastroenterico del neonato da parte dei micro-organismi materni, che tendono a non essere di natura patogena e contro i quali agiscono gli anticorpi contenuti nel latte materno. La pratica del "rooming-in" elimina anche la necessità per il personale di portare i neonati dentro e fuori le camere materne, percorrendo talvolta lunghi tragitti all'interno dell'ospedale o della clinica e gli consente così di svolgere altre mansioni. Viene consigliato anche a casa, alle dimissione, per almeno nei sei mesi successivi la nascita del bebè o fino all'anno, per diminuire il rischio di SIDS, l'improvvisa [morte in culla](//www.nostrofiglio.it/neonato/sids-tutto-quello-che-c-e-da-sapere-sulla-morte-in-culla) del lattante. "La pratica del "rooming in" dovrebbe quindi sostituire quella di tenere madre e figlio in camere separate e a contatto soltanto durante "visite" programmate. La prima pratica presenta una serie di importanti vantaggi: per esempio, facilita il crearsi di un legame affettivo, rende possibile l'allattamento al seno tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento e permette un contatto più stretto con il padre e gli altri familiari. Quindi sì a condividere la stessa stanza insieme al bambino nel suo primo anno di vita (posizionando per esempio la culla di fianco al lettone o affidandosi a una next to me). E se momentaneamente non si riesce ad accudire il lattante che cosa si può fare?
Il co-sleeping è una pratica molto dibatttuta ma fortemente sconsigliata dai pediatri per l'alto rischio di soffocamento del neonato.
Il rooming-in, a differenza del co-sleeping presenta innumerevoli vantaggi senza "rischi": facilita il crearsi di un legame affettivo: facilita l’allattamento al seno; permette un contatto più stretto con il padre e con altri familiari. A promuovere la pratica del rooming-in sono gli stessi Oms e Unicef, secondo cui "il contatto tra madre e figlio, che si realizza sia a livello epidermico che visivo immediatamente dopo la nascita, dovrebbe continuare offrendo alla madre la possibilità di tenere sempre il bambino con sé – si legge nel documento congiunto. Le raccomandazioni per il sonno sicuro dei neonati - La condivisione del letto è uno dei fattori di rischio più elevati per quanto riguarda la morte improvvisa e inaspettata del lattante.