Robert De Niro, Jerry Lewis, Sandra Bernhard, la genesi, la prima islandese, il flop e l'ipotesi remake prima di Joker, alla scoperta di Re per una notte.
[OPINIONI](https://hotcorn.com/it/film/news/joker-joaquin-phoenix-recensione-film-todd-phillips-robert-de-niro-venzia76-batman-gotham-bruce-wayne/) [Joker](https://hotcorn.com/it/film/news/joker-joaquin-phoenix-recensione-film-todd-phillips-robert-de-niro-venzia76-batman-gotham-bruce-wayne/) di Todd Phillips naturalmente. La sua fu una performance misurata, intensa, capace di stare accanto a un De Niro in grande spolvero pur potendolo tranquillamente eclissare nella maggior parte delle occasioni in cui divisero la scena, specie negli scambi dialogici onirici che di Re per una notte sono la marcia in più. Reduce dagli impegni ravvicinati de New York, New York, L’ultimo valzer e Toro scatenato, i ritmi frenetici sul set di Re per una notte – 20 settimane, ogni giorno, tutti i giorni, dalle quattro alle sette del pomeriggio in piena New York – gli fecero buscare una brutta polmonite da stress. Ed è proprio qui che sta la genialità di un Re per una notte (lo trovate su E a proposito, fu proprio Carson l’originale Jerry Langford nei piani di Scorsese, e sarebbe stato anche della partita se non fosse che non aveva mai recitato in vita sua. Quasi alle soglie degli annunci ufficiali Fosse decise di rinunciare a Re per una notte per dirigere l’infelice Star 80. [qui](https://hotcorn.com/it/film/news/i-cancelli-del-cielo-recensione-film-michael-cimino-kris-kristofferson-streaming-trama-cast/)), Miloš Forman che invece scelse di dedicarsi a Ragtime, o Bob Fosse che fra tutti fu quello che si avvicinò maggiormente alle soglie di una concreta pre-produzione immaginando Rupert Pupkin e Jerry Langford con le fattezze, rispettivamente, di Andy Kaufman – la cui vita celebrerà degnamente nel grandioso Man of the Moon – e Sammy Davis Jr. Perché lungo i suoi 109 minuti Scorsese costruisce una narrazione che sembra quasi prendersi gioco dello spettatore raccontandoci del suo antieroe come di un allucinato che sogna a occhi aperti, di un guitto che vive di cartonati in casa dei suoi idoli, di autografi di comici come fossero trofei, di uno che sceglie deliberatamente di far squadra con una squilibrata come Masha (Sandra Bernhard) e che – pur potendo riuscire seguendo l’abituale filiera – sceglie di fare per conto suo sovvertendone violentemente le regole. Un’opera difficile e spiazzante che nel raccontare del decadente sogno (comico) americano di un Rupert Pupkin (Robert De Niro) bizzarro, passivo-aggressivo alienato, vede Scorsese realizzare la più feroce delle critiche allo show-biz, al mondo della televisione e all’epica personale di ognuno del farcela sempre, comunque, ad ogni costo, resa nella forma di un’allegoria audace, in bilico tra sogno e realtà, o per meglio dire: «Del venire a patti con la delusione per il fatto che la realtà sia sempre diversa dal sogno». [CHILI](https://it.chili.com/content/re-per-una-notte-1982/263d3d7b-a283-45b1-b541-f88898755c88)) dalla tremenda modernità filmica: lascia lo spettatore con il dubbio se Pupkin sia effettivamente un vincente allucinato o un perdente di talento incompreso dal sistema. Allora ti rapisco e vedrai come mi metterai nello show!» disse scherzosamente Martin Scorsese a proposito di Re per una notte (The King of Comedy) e che in effetti suona come la sua perfetta logline, solo che è molto più di questo.
Presentato al grande pubblico nel 1983 e lungo 109 minuti, il blog di settore Hotcorn così ne descrive la cifra narrativa: “È soprattutto un'opera ironica e ...
A 40 anni di “Re per una notte” si può dire che ci fu una cattiva ricezione di pubblico nonostante la presenza in concorso a Cannes 36. Questo titolo rappresenta una pausa del binomio Scorsese-De Niro che andrà a ricomporsi non prima di “Quei bravi ragazzi” del 1990. L’esperienza di “Toro scatenato” avrebbe rappresentato il suo punto più alto ma anche il suo saluto a Hollywood e alle grosse produzioni per dedicarsi alla realizzazione di documentari a lui più consoni.