L'AI era già stata programmata con successo per molti giochi online, ma fino a ora c'erano schemi tutto sommato semplici e riproducibili.
Considerando il livello di dinamicità del gioco, programmare il comportamento strategico di Cicerone non era facile: "In questo caso - spiega Zorloni - sono state utilizzate delle variabili, cioè moltissimi schemi di gioco precedenti, nell'ordine delle migliaia, e si è provato a individuare le tattiche che erano state di volta in volta utilizzate. Andando avanti, questa tecnologia potrà avere delle applicazioni anche in ambiti più critici: Zorloni fa l'esempio di un call center da chiamare in caso di reclami, con l'AI che sopporta le nostre lamentele senza reagire male ma dando spiegazioni esaurienti, quindi c'è da dire che per ora Cicerone se l'è passata piuttosto bene giocando a Diplomacy e che poteva andargli peggio. E, a differenza degli umani, li ha rispettati veramente: Cicerone non è stato programmato per bluffare o per essere disonesto, è stato anzi sempre collaborativo con i suoi avversari, e più volte è riuscito a far cambiare loro la strategia, proponendo delle modifiche vantaggiose per entrambi. Dall'altra, se anche avessero avuto un afflato di buona volontà, avrebbero chiesto a Cicerone di spiegare i suoi errori, cosa che difficilmente sarebbe stato in grado di fare, perché non era programmato per questo. La complessità maggiore è stata proprio quella di immaginare, attraverso calcoli previsionali, quali potessero essere i contesti in cui il giocatore usava strategie e quindi cercare di depistare l'avversario, in questo caso l'algoritmo, anziché dargli delle indicazioni giuste". Le capacità dell'intelligenza artificiale diventano ogni giorno più sorprendenti, anche se a volte il sensazionalismo ci spinge a immaginare che siano più avanzate di quanto in realtà non sono.