Carcere ostativo

Il governo è intervenuto per evitare una sentenza della Corte costituzionale, che già aveva avvertito il legislatore dell'incostituzionalità .

La problematica è molto tecnica ma vale la pena di chiarirla. In questo modo dovrebbe bloccare l’udienza dell’8 novembre e guadagnare sessanta giorni di tempo per convertire il decreto legge, così da poterlo ritoccare. Tuttavia, il decreto legge di fatto rischia di non modificare nulla in concreto per i detenuti “ostativi”, perché inverte l’onere di dimostrare il loro ravvedimento anche senza la collaborazione, rendendo così quasi impossibile accedere concretamente ai benefici penitenziari. E non è detto che lo valuti a sua volta incostituzionale. Secondo il report del Garante Nazionale delle persone private della libertà, in Italia i detenuti ostativi sono 1259, che corrispondono al 70 per cento degli ergastolani totali. In realtà, però, la Consulta eserciterà comunque il suo vaglio costituzionale sulla nuova normativa appena approvata

L'argomento è all'ordine del giorno al consiglio dei ministri di oggi: la premier Giorgia Meloni contro Forza Italia.

La Corte Costituzionale in una sentenza del 2003 ha sostenuto che la norma non precluderebbe l’accesso ai benefici penitenziari ai condannati all’ergastolo trattandosi di una “scelta del condannato” quella non di collaborare con la giustizia. Fra queste c'è la tesi che l’ergastolo ostativo sia lesivo dei principi di eguaglianza, di libertà morale e personale, costringendo il condannato a scegliere se collaborare con la giustizia o non raggiungere mai la fine della pena. Con l'ergastolo ostativo, è sempre Altalex a dirlo, viene sottratto totalmente al giudice il potere di valutare caso per caso l’accesso ai benefici penitenziari, in considerazione dell’entità della pena inflitta, della personalità del soggetto e della progressione nel suo trattamento.

Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto unico sulle misure per Covid, raduni illegali e carcere ostativo. Il presidente del Consiglio, ...

Innanzitutto la Nadef, perché sulla legge di Bilancio è “una corsa contro il tempo” e poi, questa la speranza, i primi provvedimenti sull’energia. A fargli eco il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che dopo aver parlato di un quadro epidemiologico mutato e di un impatto dei pazienti Covid sugli ospedali “limitato”, ha assicurato che sullo stop all’obbligo di mascherine negli ospedali e nelle Rsa, il governo “non ha mai pensato di andare in questa direzione” ed anzi è stata firmata un’ordinanza che proroga l’uso dei dispositivi di protezione. A dimostrare che “qualcosa non ha funzionato” nella gestione della pandemia, secondo il presidente, ci sono i dati sulla mortalità nel nostro Paese e il fatto che il Covid sia “diventato materia da campagna elettorale” ma su questi temi “non si può avere un approccio ideologico”. Ma la vera discontinuità rispetto alla “precedente gestione” è quella che il presidente ha voluto tracciare sulla pandemia. Sempre in tema di giustizia, il Cdm ha dato il via libera al rinvio dell’entrata in vigore della riforma Cartabia per “ascoltare il grido di dolore delle procure”. Giorgia Meloni si presenta alla prima conferenza stampa da presidente del Consiglio a meno di un’ora dal termine della riunione del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera alle misure con cui l’esecutivo di centrodestra ha deciso di aprire la legislatura.