Benito Mussolini fondò i fasci di combattimento a Milano, nel 1919. Prima dell'inizio della Prima guerra mondiale era stato iscritto al Partito socialista, ma ...
Questo punto è uno dei più controversi di tutta la questione, nel senso che la storiografia non ha mai chiarito davvero il motivo della decisione di Vittorio Emanuele III. Proprio questo tratto costituirebbe, secondo Gentile, l’originalità della marcia su Roma, che non fu solo una “marcia” quanto piuttosto un «complesso di azioni per la conquista del potere svolte in gran parte delle città del Nord e del Centro». È in questo periodo che emerse l’idea di una marcia su Roma, per accelerare la presa del potere del movimento a livello nazionale. In particolare gli abitanti di San Lorenzo, della via Trionfale, di Borgo Pio e della Nomentana risposero agli attacchi, cercando di respingere l’occupazione. La mattina del 28 ottobre il ministero dell’Interno diffuse un telegramma in cui dava notizia che il governo presieduto da Facta aveva approvato lo stato d’assedio su tutto il territorio nazionale, per la prima volta nella storia dell’Italia unita. Erano equipaggiati male – mancavano tende e il cibo era sufficiente per appena tre giorni – e inoltre il 29 ottobre, nel luogo di concentramento principale dei combattenti a nord di Roma, cominciò a piovere. Il riferimento è alle occupazioni in varie città di luoghi pubblici come le prefetture, gli uffici postali e le stazioni. Un tratto ulteriore che li caratterizzava, inoltre, era il culto della morte, del militarismo e della violenza (atteggiamenti e tendenze riassumibili nella definizione di L’incarico del re fu l’ultimo passaggio che portò Mussolini al potere, e il primo che segnò l’inizio della dittatura fascista, la prima in Europa. Nel corso del 1922 poi il movimento fascista diventò sempre più radicato e forte: da aprile a maggio gli iscritti passarono da 220mila a 322mila. In questo clima di instabilità politica Mussolini assunse sempre di più posizioni nazionaliste, creandosi un seguito di ex combattenti e mutilati di guerra che avrebbero costituito buona parte dei futuri squadristi. La marcia ha avuto senza dubbio una sua importanza, ma da sola non basta a spiegare come sia avvenuta la presa del potere del 1922.
Conte: mai abbassare la guardia. Boldrini: ricordare per difendere la democrazia.
In un testo che sarà letto oggi in apertura della manifestazione per la pace promossa a Napoli dalla Regione Campania, la senatrice Liliana Segre scrive: "La manifestazione ha anche un altro profilo, si svolge il 28 ottobre, giorno in cui ricorre il centenario della cosiddetta marcia su Roma. Predappio celebrerà invece la liberazione locale dal nazifascismo con la manifestazione dell'Anpi in programma nel pomeriggio, mentre domenica la cittadina attende centinaia o forse migliaia di "nostalgici" che lì, nel paese natale di Benito Mussolini, ricorderanno la marcia su Roma. Una marcia che non dobbiamo mai interrompere: quella per l'affermazione completa e quotidiana dei diritti, dei principi e dei valori della nostra Costituzione". "Non perdiamo mai di vista che c'è una marcia che è e sarà sempre più forte di quella che fece precipitare il nostro Paese verso la dittatura, la fine delle libertà, l'orrore delle leggi razziali e della guerra. Noi vogliamo oggi invece celebrare la democrazia e difenderla oggi, domani, sempre", ha aggiunto Letta. “Un ricordo drammatico del giorno in cui la democrazia finì per mano del fascismo”, ha detto Letta.
I tifosi inglesi intonano un coro negli stadi “Abbiamo vinto due guerre mondiali e un mondiale di calcio”, ma loro di mondiali ne hanno vinti pochi, noi ...
Quel passato puoi sbiancarlo come vuoi, ma torna e dopo 100 anni è tornato proprio perché non abbiamo celebrato abbastanza la nostra sconfitta, come giustamente celebriamo il 25 aprile e la Resistenza. Quel potere però Mussolini lo conquistò con la complicità di tutti, del re in primis, degli industriali e anche di una larga fetta della popolazione. Dalla seconda guerra mondiale esce un Paese distrutto e dopo 80 anni una forza dichiaratamente post-fascista (nel simbolo del partito Fratelli d’Italia è ancora presente la fiamma e fino al 2017 anche con la sigla Msi (Movimento sociale italiano), il partito fondato da Giorgio Almirante che si richiamava palesemente alla Repubblica sociale italiana) è al governo ed esprime un proprio premier, Giorgia Meloni, che nel Msi è cresciuta, si è formata e che nel 1996 dichiarava che “Mussolini è stato un buon politico”.
Emilio De Bono, residente a Cassano d'Adda dove è stato tumulato, fu uno dei quadrumviri della Marcia su Roma. C'era anche.
Studiò all'accademia militare e, nel 1912, prese parte alla guerra italo-turca in Libia. Aveva trascorso la sua vita dedicandola al fascismo, ma la mancata adesione alla Repubblica di Salò gli costò la vita. C'era anche un generale di Cassano alla Marcia su Roma
Tensioni nell'anniversario della marcia su Roma. Segre: "La più grande sciagura della storia nazionale". Letta alla lapide di Matteotti.
Oggi intanto il presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni prende parte alla cerimonia celebrativa de "I Giorni della Ricerca" che si tiene al Palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica. Difficile fare una stima di quanto saranno a omaggiare il ricordo del Duce, ma considerando il centenario è probabile che sia più partecipata del solito. Lì dove sono frequenti i raduni di camicie nere, come quello che si ripeterà domenica quando è in programma un corteo che si concluderà proprio al cimitero dove parlerà Orsola Mussolini, la pronipote del fondatore del fascismo. I presidi e le manifestazioni di segno antifascista si susseguiranno per tutto il fine settimana in molte città d'Italia. Oggi a Predappio non si ricorderà la marcia su Roma ma un altro anniversario che la casualità della storia fa cadere nello stesso giorno, ovvero la Liberazione del paese dal nazifascismo, avvenuta 22 anni dopo, il 28 ottobre 1944. Manifesti celebrativi li si era visti anche a Paternò, in provincia di Catania, paese natale del presidente del Senato Ignazio La Russa.