Berrettini

E proprio la rinata Coppa Davis, secondo taluni soltanto una brutta copia rispetto a quella di un tempo, sta esaltando lo spirito guerriero di Berrettini.

La componente fisica e mentale hanno un'importanza maggiore rispetto a quella tecnico -tattica». «Giochiamo 11 mesi e mezzo all'anno, in nessuno sport c'è un calendario simile. Insieme alla doppia vittoria al Queen's e alla finale di Wimbledon». Ma sono due tipi differenti: quando gioco contro Rafa avverto ogni tanto l'impressione di poterlo battere anche se non ci sono ancora riuscito». Tecnicamente aggredisco, non riesco proprio a sopportare atteggiamenti passivi». Comunque con più diritti che rovesci e questa Davis sta dandogli una bella impennata. «Sin da ragazzo, da quando avevo 17 anni, mi segue un mental coach che mi aiuta nei momenti di svolta. E non solo perché indosso la maglietta azzurra». In realtà Adriano e Paolo, campioni anche in simpatia, mi hanno spesso anticipato a cena molte cose vissute in quegli anni dorati». «La mia stagione è stata un toboga di emozioni, belle ma anche brutte. La sto giocando per la prima volta qui in Italia e mi accorgo giorno dopo giorno che non sono partite come tutte le altre. A vederlo triturare Coric mercoledì e Baez ieri pomeriggio, la strada intrapresa da questo cannoniere del tennis sembra quella giusta per dimenticare un'annata non proprio baciata dalla buona sorte.

Questa Coppa Davis non poteva davvero arrivare in un momento migliore. L'atmosfera e l'energia dell'Unipol Arena di Bologna erano proprio quel che ci voleva per ...

Fino a che l’obiettivo dei fotografi e dei cameramen non lo hanno beccato in flagranza di “reato”. Ha tifato per il suo amico Jannik Sinner con l’abnegazione e l’entusiasmo che si riserva solo ai propri idoli. A New York era riuscito ad avanzare fino ai quarti di finale, ma non mentiremmo se dicessimo che non ha giocato il suo miglior tennis.

L'azzurro dopo il successo sull'Argentina in Coppa Davis.