La senatrice dem decide di correre lo stesso alle elezioni del 25 settembre dopo le polemiche sul collegio "difficile"
Se i diritti sono centrali, è complicato senza di me” diceva ieri prima della Direzione Pd. Poi l'amara rinuncia, davanti a un collegio in bilico.
Monica Cirinnà, leggendaria pasionaria del Pd, non potrà più proseguire le sue storiche battaglie: dai diritti degli animali a quelli del mondo Lgbt.
Nel 2017 tradisce Matteo Renzi che, da presidente del Consiglio, si era inimicato il mondo cattolico pur di far passare questa legge e, per le primarie di quell'anno, sostiene la candidatura di Andrea Orlando a segretario del Pd. Nel 2020 annuncia di voler correre come sindaco di Roma, ma si ritira dopo pochi mesi per sostenere Roberto Gualtieri. Oggi, la rottura col Pd. Fatale, per lei, è stata sicuramente la vicenda dei 24mila euro trovati nella cuccia del cane nella sua tenuta toscana dove i suoi figli gestiscono l'azienda agricola biologica la CapalBIOfattoria, nella quale si produce vino, olio, marmellate e ortaggi. Ma l'importante, all'epoca, era accontentare il suo bacino elettorale di riferimento: il mondo Lgbt anche a discapito della tenuta del governo che sosteneva. Quello, per lei, è stato"un momento di grande emozione il percepire quanto una legge dello Stato potesse cambiare la vita e la felicità di tanti cittadini finora ignorati".Che, poi, a ben guardare i numeri delle unioni civili, così tanti non erano. Per tutti gli anni in cui la sinistra ha governato a Roma, infatti, la Cirinnà e compagni hanno lasciato che le femministe non pagassero e, una volta tornato al governo il Pd, quello stesso spazio è stato dato in comodato d'uso per 12 anni. Entra, dunque, in Commissione Giustizia dove continua la sua battaglia contro la corruzione, sostenendo il ddl del Presidente del Senato Pietro Grasso. E qual è il suo principale scopo? Moglie del sindaco di Fiumicino Esterino Montino, la Cirinnà è senatrice del Pd dal 2013, ma la sua carriera politica inizia dieci anni come attivista ambientalista e animalista.
Dopo l'annunciato addio, la senatrice dem cambia idea: «Non voglio abbandonare chi si sente davvero solo e penso che un grande partito come il Pd possa ...
Farò una battaglia complicata, ma forse vale la pena di farla», ha concluso. Facendo capire di aver “ingoiato il rospo” del collegio assegnatole, «perdente», a detta della stessa senatrice. «Non voglio abbandonare chi si sente davvero solo e penso che un grande partito come il Pd possa farcela.
Senatrice in corsa al collegio Senato Roma 4: 'Nonostante errori vale la pena votare Pd'
"Qualcuno - aveva affermato la senatrice Pd, poco prima di annunciare che invece avrebbe accettato la candidatura proposta dalla direzione - potrà commentare: la Cirinnà è una codarda, scappa perché non le hanno dato il seggio sicuro, perché deve combattere a Ostia e non ha il paracadute del proporzionale. Il Pd ha scelto di proteggere alcune persone e di lasciare a combattere altri - ha continuato Cirinnà - sto in battaglia, nonostante, prima, avessi ritenuto di non farlo e lo faccio perché tanti mi hanno chiesto di ripensarci". La solitudine è un male bruttissimo e io penso che il Pd possa farcela, anche davanti a sondaggi complicati e difficili. "Ritenere che solo alcuni senatori potranno essere difensori della Costituzione in un collegio comodo e blindato, penso sia un errore. Va bene sono pronta a tirare fuori gli occhi di tigre ma lo faccio solo per le tantissime persone che ieri notte mi hanno riempito di messaggi di solidarietà. Lo faccio perché rimango convinta che solo il Pd può fermare la destra, fermare Meloni e Salvini e evitare che l'Italia si trasformi nella Polonia o nell'Ungheria". E nonostante tutti gli errori fatti, credo che valga ancora la pena votare Pd. Essere rieletti al collegio di Roma 4 sarà una battaglia difficilissima.