Lo show con star Bob Odenkirk si è concluso con Jimmy che, dopo aver confessato i crimini compiuti ed essere stato condannato a 86 anni di carcere, trascorre ...
ma alla fine il co-creatore Peter Gould ha deciso che era un po’ troppo, era come se dicessero “Kim è tornata in gioco”, e non volevamo dare quell’impressione. Penso che avessimo avuto un’immagine tra il team di autori mentre stavamo lavorando alla quarta o quinta stagione. È più incentrata sul legame e sulla malinconia. Era molto focalizzato sulla paura, mentre questa è una scena davvero diversa. Quando inizialmente abbiamo parlato del finale, era una scena di tipo diverso. Ma in origine il finale doveva essere molto più dark.
La recensione dell'ultima puntata di Better Call Saul: la fine del viaggio è pura rivoluzione narrativa, capace di rielaborare in poco più di un'ora i ...
Non è finita finché non è finita, ci ripetiamo intanto che il tempo scorre e si avvicina ad un incrocio che è già un tripudio, intravedendo un dramma teorico prima che pratico, consumato il tempo di un ultima sigaretta condivisa. [Better Call Saul 6: la metamorfosi finale di Jimmy è come un film horror](/articoli/better-call-saul-6-la-metamorfosi-finale-jimmy-come-film-horror_27332/) Perché il tempo gira, il tempo è ciclico, la natura umana è ineluttabile e, prima che ce ne rendiamo conto, improvvisamente giunge il momento di quel tenero e amaro addio. Chiudiamo la recensione dell'ultima puntata di Better Call Saul rimarcando quanto la serie sia qualcosa di unico, assoluto, probabilmente irripetibile. Considerando ciò, la 6x13 di Better Call Saul diventa il definitivo punto di non ritorno e l'estenuante presa di coscienza (e conoscenza) di Saul Goodman nel quale, spinto da un bagliore custodito nella tasca del suo completo più sgargiante, torna ad essere il nostro amato Jimmy McGill. Non solo, c'è un flusso estetico che rimpalla il bianco e nero con i colori di un trapassato perduto tra la sabbia e il cielo di Albuquerque, e c'è un flusso narrativo che taglia i volti dei protagonisti, mutati dai rimpianti e dalla rabbia. Insieme a lui saliamo a bordo della macchina del tempo e proviamo a rimettere insieme i pezzi di un cuore distrutto: sì, Saul lo ammette e confessa, grazie a Walter White ha fatto un mare di soldi; e no, Chuck McGill (ricordato con un ronzio elettrico che è un colpo registico di altissima classe) non era poi tanto male, ed è difficile convivere con il suo fantasma dietro le spalle. Difficilmente ci riprenderemo, continuiamo a pensare e a ragionare, ma intanto - con un pizzico di stupore - la storia prosegue veloce, andando avanti, sfiorando e rimandando un finale che arriva quando sembra che l'intera serie sia tornata al punto di partenza. No, il riferimento è tutt'altro che casuale: nell'episodio finale di Better Call Saul c'è il grande romanzo americano al suo apogeo, e c'è dall'altra parte una marcata parafrasi della poetica shakespeariana, a cui gli autori, Vince Gilligan e Peter Gould, fin da Breaking Bad, hanno sempre fatto riferimento. Di più, ad entrare nella storia della narrativa americana e popolare, ripercorrendo vita, morte e miracoli di un uomo che voleva essere Re. Emozioni, sì, quelle che perde e ritrova Saul Goodman, tagliando i baffi di Gene e tornando ad essere l'anti-eroe che abbiamo amato: James "Jimmy" McGill. Ma, vista l'importanza della serie, data la sua assoluta vicinanza al concetto di perfezione, decidiamo di farci trascinare dall'emozioni per questa recensione del finale di Better Call Saul 6 - che ovviamente contiene spoiler!.
Dopo il finale di Better Call Saul, Bob Odenkirk ha detto addio a Saul Goodman, personaggio che interpreta dal 2009.
Deve essere difficile dire addio a un personaggio che hai interpretato per oltre un decennio e che farà per sempre parte della tua eredità. L’episodio finale di Better Call Saul è andato in onda lunedì 15 agosto (martedì 16 da noi in Italia, su Netflix) concludendo così a sua corsa di sei stagioni. Tranquilli, in questo articolo non ci saranno spoiler sull’episodio finale di Better Call Saul, ma solo tanta tristezza per una serie che si è, magnificamente, conclusa dopo sette anni e sei stagioni.
Proprio Peter Gould, però, ci viene in soccorso. Perché se è vero che “Saul Gone”, l'episodio finale di Better Call Saul, serve effettivamente a chiudere la ...
L’episodio, in cui è centrale anche la figura di Marie, la vedova di Hank che non vedevamo da tanto tempo, sottolinea a più riprese che le colpe di Saul sono vere, reali. Finora, avevamo pensato che la sopravvivenza, la ricchezza, la libertà e la messa in opera del suo strano genio per la truffa fossero le cose più importanti della vita di Saul Goodman. Semplicemente, quello che fa è soppesare le sue possibilità e scegliere una strada che massimizzi la sua felicità, per quel poco che ne resta, e la felicità sta nel riallacciare un minimo rapporto con Kim. Da ormai diversi anni, diverse persone arrivano a dire che Better Call Saul sarebbe addirittura meglio di Breaking Bad. Allo stesso tempo, la sua non è nemmeno una completa redenzione, non è che improvvisamente Jimmy diventa un santo. Saul, in pratica, è la maschera avida e strafottente con cui Jimmy racconta a se stesso di stare bene anche senza Kim. Non solo: andando a portare la confessione alla vedova, si era esposta al rischio di una causa civile che le avrebbe fatto perdere tutto. È una scena di vittoria, una vera e propria manifestazione di un genio contro il quale gli altri non possono quasi nulla. Saul invece dice che andrebbe indietro nel tempo a sufficienza per fare investimenti oculati e tornare nel presente da miliardario. Prima di tutto, rivediamo Saul in compagnia di Mike, quando insieme cercavano di sopravvivere attraversando a piedi il deserto (siamo dalle parti di “Bagman”, ottavo episodio della quinta stagione). Saul prova a scappare e a portare via i suoi pochi averi, ma non ce la fa e viene catturato. E forse è pure superfluo, visto che, se siete qui, con ogni probabilità è perché di quella grandezza avete ben impresso nella mente il ricordo, che probabilmente non se ne andrà tanto presto.
Dal 16 agosto l'ultimo episodio su Netflix dello spinoff sia prequel che sequel visti i salti temporali che vedono l'attore interpretare tre versioni d…
Giunge alla fine il viaggio di Jimmy McGill, grazie a una stagione piena di tensione realizzata magistralmente. Ci mancherai, Jimmy!
La sesta stagione di Better Call Saul conclude la serie toccando vette pazzesche, e non era scontato inizialmente visto che le vicende andavano a inserirsi in una narrazione di eventi e personaggi già consolidata da Breaking Bad. Ma la sorpresa, il twist finale e a quel punto inaspettato, è il riaffiorare di Jimmy e della sua idea di giustizia, che alla fine prevale e spiazza noi che pensavamo di trovarci di fronte all'ennesima trovata, all'ennesima magia. Jimmy McGill, Saul Goodman e - in misura minore - Gene Takavic sono in fondo l'espressione delle diverse ambizioni e delle diverse nature di un personaggio incredibilmente sfaccettato e profondo che Bob Odenkirk ha saputo portare sullo schermo in tutte le sue sfumature, accompagnandoci in un viaggio narrato e realizzato in modo semplicemente incredibile. "Allora sei sempre stato così", gli dice a un certo punto un altro personaggio ben noto nell'universo di Gilligan e Gould, e in realtà questa volta sappiamo noi spettatori che l'accusa è ingenerosa. La sua faida con Gustavo Fring è un incontro di boxe fatto di colpi e pause, di tattica e di studio. La dinamica malata tra i due, i loro trascorsi, il disprezzo che il realizzatissimo quanto incasinato Chuck prova per il fratello escono fuori prorompenti proprio dalla puntata già citata, Imbroglio, in cui in poche battute si comprende il rancore che il principe del foro prova per un fratello a cui è sempre stato perdonato tutto. È con l'assenza di Kim come punto di equilibrio nella vita di Jimmy che Saul prende il sopravvento, si sviluppa, diventa il personaggio che abbiamo conosciuto in Breaking Bad. E di personaggi capaci di riempire lo schermo e lasciare lo spettatore con il fiato sospeso ce ne sono tanti, e di nuovo: non importa che si conoscano già i destini che li aspetteranno. Parte da lei la sequenza di eventi mozzafiato che caratterizza gran parte di un'ultima, sensazionale stagione: il piano per rovinare Howard, in ragione di una vendetta per cui lei è disposta a sacrificare tutto, non convince del tutto Jimmy. Quello che pochi si sarebbero aspettati all'inizio di questo lungo percorso è quanto importante e narrativamente meraviglioso potesse essere il "viaggio" nell'evoluzione di un personaggio che, a dirla tutta, nella serie originale sembrava la classica macchietta da "linea comica". Nella decima puntata di quest'ultima stagione di Better Call Saul, Gene Takavic (aka Saul Goodman/Jimmy McGill) entra in un negozio di abbigliamento del 'mall' in cui lavora, e sceglie una camicia e una cravatta. È quel Saul che riaffiora in quella puntata, quello che ha una casa con un "trono" dorato, che si intrattiene con prostitute, che vive costantemente sopra le righe, quasi in un delirio di intoccabilità e onnipotenza.
Bob Odenkirk ha detto addio a Better Call Saul, ai colleghi e ai fan con un emozionante video pubblicato sui social.
Voglio ringraziare la troupe ad Albuquerque, queste persone sono professionisti dolci e grandissimi lavoratori, grazie per tutto quello che avete fatto per rendere straordinaria questa serie. Ci sono troppe parti mobili e si incastrano in maniera troppo splendida, è un mistero per me anche solo come sia stato possibile tutto questo. - LEGGI –
Serie originale Netflix che è piaciuta al 93% degli utenti della piattaforma, eternamente candidata agli Emmy e Golden Globe.
Poiché Saul comprende che non può e non vuole più essere Saul, che avrebbe vissuto di rimpianti e che è tempo di fermarsi, tornare indietro e fare la cosa giusta. Lui è di nuovo e ancora Jimmy, lì appoggiato al muro a smezzare la sigaretta con Kim. E ancora, il suo corpo rannicchiato nella stessa fossa del suo assassino, un vilipendio nei confronti di un uomo umiliato sia da vivo sia da morto. Finirà per crederci, per diventare il Saul amico di tutti e di nessuno, avido fino all’eccesso. E lui non vuole essere sopraffatto, lui non vuole fare la fine del padre. E questo la gente non se lo dimentica.