Adattamento dell'omonimo romanzo di Richard Matheson, il film di Vincent Ward è un melodramma visionario ma privo di sincerità.
Ma al contempo si respira una finzione altrettanto fasulla, come se l'aspetto esteriore abbia preso via via preso il sopravvento sulla sostanza, difetto non da poco in una storia che dovrebbe concentrare la propria anima proprio sull'esplosione dei sentimenti che coinvolge il nucleo di personaggi principali, una famiglia vittima di un destino ben più che crudele. Ne risulta così un film popolato da fantasmi, ma non quelli dei relativi personaggi bensì quelli dell'ispirazione mancata, nel tentativo di strappare lacrime nel modo più scontato possibile: voice-over che indagano nella psiche delle varie figure direttamente coinvolte, flashback a rinvangare quel passato dove erano tutti vivi e felici, colonna sonora struggente e abbracci salvifici. Ma quando lui si accorge che la sua presenza invisibile rischia di complicare le cose, decide infine di passare oltre e raggiunge una sorta di paradiso che ha le sembianze di un dipinto, espressione della sua immaginazione. Annie è consumata dal dolore e non riesce a darsi pace, ignara che Chris sotto forma di spirito sia ancora lì, accanto a lei. L'11 agosto appena trascorso si è celebrato l'ottavo anniversario dalla scomparsa di Robin Williams (oggi Robin Williams avrebbe 71 anni, qui il ricordo di Ben Affleck di Robin Williams), un attore che ha lasciato un vuoto incolmabile dopo essere entrato nel cuore del grande pubblico. Fa perciò un effetto particolare riguardare oggi una delle pellicole da lui interpretate negli anni Novanta, per la precisione nel 1997, nella quale il suo personaggio perde la vita e si ritrova in un paradiso creato e modellato sulla sua immaginazione.