Tra tutti i biglietti lasciati sul cancello della sua camera ardente, lo scorso agosto, ce n'era uno che diceva: “Grazie Gino, ora riposa. Andiamo avanti.
Ovunque sia andato, ha visto esseri umani soffrire perché non avevano abbastanza soldi per ricevere le cure di cui avevano bisogno oppure perché dove vivevano non c’erano risorse, ospedali, medici a cui rivolgersi. Tante persone hanno portato avanti l’enorme lavoro di EMERGENCY. Tanti colleghi, volontari, artisti, amici, sostenitori, ma c’era sempre Gino alla guida. Gino non ha abbandonato le vittime della guerra.
Quando Gino Strada se ne è andato, il 13 agosto di un anno fa, l'invasione russa dell'Ucraina era probabilmente solo nella testa di Vladimir Putin, ...
I suoi pensieri, le sue affermazioni derivavano, oltre che dalla sensibilità personale per le sofferenze dell’essere umano, dal fatto che fin dai primi Anni 90 il suo punto di vista sulle guerre di tutto il mondo è sempre stato ribaltato rispetto a quello della maggior parte della popolazione mondiale: non quello degli aggressori, degli “esportatori di democrazia” o, al massimo, degli spettatori a distanza, ma esclusivamente quello delle vittime. C’è chi taglia la gola, chi usa armi chimiche, chi bombarda coi droni: ognuno con le sue armi cerca di fare la pelle a qualcun altro”)? Sarebbe stato inserito nella lista dei “putiniani” o degli “atlantisti senza se e senza ma”? Probabilmente tra i primi, dato che, come ha ricordato recentemente anche Simonetta Gola, responsabile della comunicazione di Emergency, “per coerenza, certamente non percorrerebbe la soluzione militare”. Ed è solo un caso che uno dei più grandi oppositori alla guerra italiano (non un “pacifista”, come recita una delle sue frasi più celebri, ma “contrario alla guerra”) se ne sia andato appena 48 ore prima di vedere l’Afghanistan, uno dei Paesi a lui più caro, dove Emergency ha speso gran parte delle sue energie, tornare sotto il giogo di quei Taliban che lui stesso aveva conosciuto, condannato, ma anche curato in quasi 30 anni di vita della sua ong. Il denominatore è comune, l’uso della violenza”, diceva nel 2015 nel suo discorso alla cerimonia di consegna del Right Livelihood Award 2015, a Stoccolma. Il suo era un rifiuto incondizionato, senza se e senza ma, dell’uso di armi. Come verrebbe etichettato lui che già in passato si era detto contrario all’invio di armi anche a sostegno di cause come quella dei curdi contro lo Stato Islamico (“perché quando uno decide di ammazzare qualcun altro, la modalità è secondaria.
Un medico anestesista di Emergency, Michele Collareta, racconta alla Svolta dell'incontro con il fondatore della Ong impegnata ad assicurare gratuitamente ...
La sua attenzione non era focalizzata su chi comandasse, ma sulle necessità delle persone: ricevere cure è loro un diritto, curare è un nostro dovere, e questo a prescindere dal quadro politico del Paese. Che comandi uno o l’altro, in Afghanistan bisogna rispondere a delle necessità di base della popolazione: questo è sempre stato l’obiettivo di Gino. Gino, di fronte ai dilemmi e ai problemi che la vita gli poneva davanti, non li rifuggiva, chiedeva a se stesso e agli altri di prendere una posizione, di fare una scelta. La prima a Khartum, la capitale del Sudan, era il mio primo giorno di lavoro a Emergency. Fui accolto proprio da lui, che per me era un mito e un riferimento da tanti anni: mi strinse la mano con un gran sorriso, e fui invaso dalla sensazione di essere entrato a far parte di qualcosa di bello, mi sentivo accolto. Ma, anche in questo, Gino era un maestro: lui aveva una visione prospettica, sapeva che una persona a proprio agio lavora anche meglio. Non a caso la nuova edizione del festival di Emergency si chiamerà “La scelta”. Si terrà a Reggio Emilia, dal 2 al 4 settembre, e tornerà con incontri e dibattiti in cui si alterneranno giornalisti, filosofi, scienziati, scrittori e rappresentanti dell’associazione italiana indipendente e neutrale nata nel 1994. Tutto graviterà intorno a un unico quesito, più attuale che mai: “Perché scegliere ancora una volta la guerra?”. Ancora una volta, dopo l’edizione precedente dedicata alla Cura come diritto e valore fondamentale per ricostruire il senso del vivere comune, Emergency riunisce le voci di chi crede che la pace sia una scelta realmente perseguibile a partire dalla conoscenza e dalla pratica quotidiana dei diritti umani.
Un anno fa, il 13 agosto 2021, ci lasciava Gino Strada. Ricordare Gino è una necessità, un dovere, oggi più che mai. In un mondo in cui alle guerre.
La scomparsa di Gino ha lasciato un vuoto enorme nel cuore di moltissimi, ma ha al contempo risvegliato un certo senso del dovere e una consapevolezza rivolta verso il suo progetto di pace. In un mondo in cui alle guerre vecchie di decenni se ne affiancano sempre di nuove, gli imperativi non possono che essere pace, medicina, diritti e uguaglianza. “Andiamo avanti noi” è il motto che EMERGENCY si è data per riuscire a farsi forza dopo la dipartita del suo fondatore, e a tale appello abbiamo deciso di rispondere concretamente, dando vita al gruppo di volontari Mediavalle-Garfagnana. L’intento è proprio quello di far germogliare sul nostro territorio una coscienza collettiva in grado di opporsi esplicitamente agli orrori della guerra, e di accogliere una nuova idea di medicina, il cui unico scopo sia quello di garantire la cura universale gratuita.
Ospite di Diego Bianchi a Propaganda Live, il fondatore di Emergency: "La guerra piace solo a chi non la conosce"
“A noi cittadini chi ci garantisce, a un certo punto, di non essere governati da uno squilibrato?”. Oggi che sono vecchio mi rendo conto che non siamo ancora in grado di concepire un mondo senza guerra”. “La guerra piace solo a chi non la conosce” afferma Strada: “In Italia qualcuno se lo ricorda ancora com’era l’Europa nel dopoguerra.
A un anno dalla sua morte, Gino Strada lascia “un'eredità pratica prima di tutto: una serie di progetti grandi, realizzati e da realizzare. Emergency sta .
- StefaniaBianco3 : RT @RadiocorriereTv: 'Credo che la guerra sia una cosa che rappresenta la più grande vergogna dell'umanità. E penso che il cervello umano d… - RadiocorriereTv : 'Credo che la guerra sia una cosa che rappresenta la più grande vergogna dell'umanità. E penso che il cervello uman… Una persona alla volta, appunto”. Così Simonetta Gola, moglie del fondatore di Emergency, intervistata da ‘Repubblica’ racconta la nascita del libro in uscita a un anno esatto dalla scomparsa del chirurgo e che si intitola proprio ‘Una persona alla volta’. “È un libro di lotta, in cui Gino mette insieme le due ...Leggi su nextquotidiano Ma credo che l’eredità vera sia l’idea che il mondo si può cambiare, che vale la pena di continuare a crederci e a fare quello che è giusto, anche quando è difficile. Un anno senza Gino Strada: la sua eredità raccontata dalla moglie Simonetta (Di sabato 13 agosto 2022) A un anno dalla sua morte, Gino Strada lascia “un’eredità pratica prima di tutto: una serie di progetti grandi, realizzati e da realizzare. - Un anno senza Gino Strada - dall’Ucraina al ritorno dei Talebani in Afghanistan : che valore avrebbero oggi le sue frasi contro la guerra
Il 13 agosto 2021 ci lasciava improvvisamente Gino Strada. Chirurgo di guerra, filantropo e fondatore di Emergency ha speso la sua intera vita per gli ...
Questa intitolazione è frutto di un iter eccezionale che ci ha visto determinati nel voler diffondere e affidare alla memoria collettiva e futura il messaggio politico dell’attività del Dottor Strada e di Emergency: prendersi cura degli altri sempre, oltre ogni ottusa divisione tra amici e nemici.” Ed è con questa motivazione che ad un anno esatto dalla sua scomparsa, il Comune di Isnello ha fortemente voluto dedicare al suo esempio di vita la nuova terrazza predisposta nell’area dell’Ex Macello; oggetto di opere di riqualificazione e valorizzazione è un nuovo spazio aggregativo destinato a fungere da punto osservativo degli astri, affaccio panoramico sulla Gola di Isnello, snodo del sentiero geologico urbano e area per eventi culturali. Chirurgo di guerra, filantropo e fondatore di Emergency ha speso la sua intera vita per gli ultimi e per la pace.
La guerra non si può umanizzare si può solo abolire (A. Einstein). Il 13 agosto 2021 moriva Gino Strada. Ci sembra un'eternità anche se lo sentiamo accanto, ...
Neppure questo è stato fatto, indebolendo le fondamenta della nostra vita insieme, sostituendo alla libertà il sopruso, alla giustizia la più spietata e violenta aggressione, alla pace la guerra che è il simbolo di questo mondo di umani senza diritti. Mi ha molto impressionato il racconto di Gino del suo incontro con Renzo Piano e quello che ne seguì, di recente raccontato anche da quest’ultimo in una bella intervista. Illimitato visto che essere curati è un bisogno di tutti e non un lusso … si è passati dalla cura come diritto umano fondamentale alla fornitura di un servizio. Non ha senso portare il meglio che niente in Africa o altrove ma il meglio”. Oggi nel mondo ci sono oltre quaranta conflitti attivi, ventisei ultramiliardari possiedono più risorse della metà più povera del pianeta e undici persone rischiano di morire di fame ogni minuto: è evidente che qualcosa non ha funzionato e non funziona. … Non si può rendere la guerra meno pericolosa, … meno omicida e meno suicida. Immaginare un mondo senza guerre è il compito più ambizioso che la specie umana si possa dare. Dopo le leggi razziali e i campi di sterminio, la guerra e la fame, la comunità internazionale scriveva le premesse perché quella catastrofe non accadesse mai più. Già il preambolo affermava il legame indissolubile tra diritti umani libertà giustizia e pace nel mondo”. Non si trattava di firmare solo un documento, per gli Stati aderenti, ma di garantire i diritti inalienabili e uguali per tutti. Pensò che si trattasse dell’incubo di quella guerra, che succedeva solo in Afghanistan. Mi sbagliavo, scriverà, e dopo altre missioni nel mondo: dal Perù alla Somalia; dalla Bosnia al Corno d’Africa, insieme alla moglie Teresa, ad un gruppo di amici, di medici, di persone di buona volontà, inizierà un percorso che porterà ad Emergency. La sua mission: Essere curati è un diritto di tutti. Spiegò, Gino, il suo pensiero sulla guerra e raccontò il suo impegno nei luoghi di guerra spiegando che negli ospedali di Emergency si curano tutti i feriti, tutti senza distinguere le parti in cui stanno. … Mi piacerebbe tornarci ora che gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro delle truppe e che tutti i Paesi che avevano lì i loro eserciti hanno fatto lo stesso senza grande originalità …” “Non ci abbandonate … quando si spegneranno i riflettori le donne saranno il bersaglio.
Nell'anniversario della scomparsa del fondatore della ONG siamo andati a visitare l'ospedale per la chirurgia di guerra a Kabul.
Ma, soprattutto, c’è la crisi economica, con il 97% della popolazione sulla soglia della povertà e costretta alla criminalità. Insomma, un Paese devastato dalla guerra prima e dalla pace poi, visto che la situazione è drammaticamente peggiorata. Per le strade le camionette blindate e i pick-up con i mitragliatori montati sul tettuccio scorrazzano sventolando la bandiera bianca degli Studenti del Corano. Sono tutti in attesa che qualcosa accada. Siamo nell’ospedale di Kabul, specializzato in medicina di guerra, e abbiamo colto l’occasione di visitarlo ad un anno esatto dalla comparsa di Strada. E quella che ci accoglie è una struttura moderna, con 100 posti letto, tre sale chirurgiche, 6 posti in terapia intensiva e 16 in subintensiva. “La crisi economica non colpisce solo l’Afghanistan, ma anche l’Occidente, e i fondi sono drammaticamente in calo. Però non è così: c’è l’Isis K, il Daesh afgano, che colpisce con frequenti attentati, ci sono le violenze interconfessionali dei sunniti maggioritari contro gli sciiti hazara, la minoranza di origine mongola. Il che è sorprendente, visto che altre organizzazioni hanno invece deciso di abbandonare il Paese. Emergency è rimasta, ed è una delle poche organizzazioni che possono testimoniare la grave crisi in cui è precipitato l'Afghanistan con il ritorno dei talebani.
«Mai più soli grazie a lui». E' passato un anno dalla scomparsa di Gino Strada, medico, attivista, filantropo e scrittore italiano, fondatore, assieme alla ...
«Tra i tanti doni che ci ha lasciato Gino – continua il messaggio – abbiamo ritrovato così anche una comunità, nata intorno a un'idea semplice: "Chi ha bisogno va aiutato". Attorno a quel suo modo di vedere il mondo, si sono ritrovate tante persone, spesso diversissime tra loro eppure tutte convinte che abbandonare qualcuno al suo destino sia sempre una scelta disumana. Andiamo avanti noi". Era legato alle sbarre insieme a tanti altri, pieni di affetto e di gratitudine, ma aveva qualcosa di diverso: guardava in qualche modo al futuro. «Mai più soli grazie a lui». E’ passato un anno dalla scomparsa di Gino Strada, medico, attivista, filantropo e scrittore italiano, fondatore, assieme alla moglie Teresa Sarti, di Emergency. Da quel 13 agosto 2021 è successo di tutto, ma la sua Ong non ha abbandonato il ‘suo’ Afghanistan. Oggi l'associazione umanitaria, nata a Milano il 15 maggio 1994, lo ha voluto ricordare da con lungo messaggio: «E' passato un anno dal giorno in cui Gino ci ha lasciati.