La catena Usa chiude le ultime 29 filiali e rinuncia definitivamente al piano di apertura di 880 negozi.
Non ci sono ulteriori aggiornamenti sul processo giudiziari, secondo i documenti elettronici del tribunale o la Camera di Commercio italiana. I rappresentanti statunitensi e italiani di ePizza e Domino’s non commentano le chiusure di questi giorni. In altre parole pizza italiana più servizio è stata una formula vincente che ha penalizzato invece il marchio americano.
La catena di pizzerie statunitense ha accumulato 10,6 milioni di euro di debiti e non riesce più a competere con la concorrenza.
Inoltre, secondo Stefano Auricchio, direttore dell’Associazione verace pizza napoletana intervistato dal New York Times, negli ultimi anni gli italiani e le italiane hanno evoluto il loro palato per la pizza, andando alla ricerca di prodotti artigianali, di maggiore qualità, e imparato a riconoscere il lavoro e le capacità degli chef. Deliveroo, Just Eat, Glovo e altri, hanno permesso a tutte le piccole imprese di offrire il servizio a domicilio ai loro clienti, rendendo una delle caratteristiche fondamentali di Domino’s meno attrattiva per gli utenti del secondo mercato di consumatori di pizza più grande al mondo, dopo gli Stati Uniti. Tuttavia, negli ultimi anni i servizi di consegna a domicilio hanno conosciuto una diffusione sempre maggiore, coinvolgendo la maggior parte delle piccole pizzerie locali, oltre a quelle più famose dei grandi centri urbani.
Soprattutto a causa dell'aumento della concorrenza nel delivery, su cui la società che gestiva il franchising italiano aveva puntato molto.
Nel 2020 aveva dichiarato un fatturato di circa 8 milioni di euro a fronte di perdite per 5 milioni e un costo del personale di quasi di 5 milioni. La società italiana già da aprile aveva chiesto di accedere alle cosiddette “misure protettive” a seguito di una prolungata crisi e non riuscendo a ripagare circa 600 creditori. La chiusura negli scorsi giorni di tutti i punti vendita italiani della catena americana Domino’s Pizza – accolta sui social network con una certa ironia e rivendicazioni per la pizza italiana – ha varie cause piuttosto articolate ed è l’ultima fase di un processo che va avanti da tempo.
BRUXELLES - La catena americana Domino's Pizza chiude i battenti dei suoi negozi italiani dopo sette anni e se ne va con la coda fra le gambe.
Un altro esempio è Starbucks, accolta inizialmente con scetticismo, che ora però sarebbe in procinto di aprire due nuove filiali a Firenze e Roma dopo il successo a Milano. È quanto riporta il Financial Times. Il partner in franchising italiano del marchio di fast food, ePizza SpA, che gestiva 29 filiali in tutto il paese, ha lottato per conquistare "i clienti esigenti nella patria della pizza" e ha infine dichiarato fallimento all'inizio di quest'anno. Nell'ambito di una procedura concorsuale, è stata concessa una protezione giudiziaria di 90 giorni dai suoi creditori, che ha impedito loro di chiedere rimborsi o sequestrare i beni aziendali, scaduta il mese scorso. BRUXELLES - La catena americana Domino's Pizza chiude i battenti dei suoi negozi italiani dopo sette anni e se ne va con la coda fra le gambe.
Fallimento per l'azienda italiana che gestiva il franchising del marchio Usa, famoso per le consegne e domicilio e le pizze con condimenti "non ...
L'idea di passare da Dominick DeVarti a Domino fu di un fattorino e venne accolta positivamente dai proprietari. Nato nel 1960 dai fratelli Tom e James Monaghan, negli anni Domino's Pizza è diventato un colosso della ristorazione oggi quotato a Wall Street. Nel 1998 il fondo di private equity Bain Capital, allora guidato dal futuro candidato repubblicano alla casa Bianca Mitt Romney, aveva rilevato il 93% della società da Tom Monaghan per una cifra vicino al miliardo di dollari. A complicare i piani di espansione del gruppo, che puntava ad aprire addirittura 900 punti vendita entro ol 2030, sarebbe stata come detto la pandemia, con la crescita enorme della concorrenza nel settore del food delivery.
Alla chiusura quatta quatta segue il silenzio: Domino's Pizza va via dall'Italia e ne tace i motivi, nonostante la rassegna stampa delle ultime ore.
Fallita, o non più operativa, la società ePizza, la sede centrale di Domino’s non ha nessun potere (e neanche interesse?) a rilasciare dichiarazioni ufficiali; mentre la suddetta ePizza probabilmente in questo momento è una barca vuota, un vascello fantasma. Ma come avevamo già fatto notare, la spiegazione non regge: sia perché un certo vantaggio competitivo chi ha fatto da innovator dovrebbe averlo, e se invece non lo ha accumulato chiediamoci perché; sia per il fatto che notavamo all’inizio, e cioè che i numeri raccontano piuttosto la storia di un business mai decollato. Poi c’è anche da dire che, Briatore a parte, la pizza in Italia è ancora un cibo economico, soprattutto nella versione base della margherita (e qui ci sarebbe da aprire un discorso a parte sulla strategia imprenditoriale dei pizzaioli che pur di tenere il “primo prezzo” basso vendono margherita e marinara sottocosto, e poi si rivalgono su tutto il resto con cifre sproporzionate appena si aggiunge mezza oliva; ma non è questa la sede giusta). Perciò quando si tratta di scegliere la porcata, tra quella di Giggino l’inzivato sotto casa che ti mette i carciofini del discount e ti fa bere tutta la notte, e il pezzotto americano che idem, la gente scusate preferisce l’originale. Né vale fare riferimento al boom delle pizze surgelate, ché lì entra in gioco una questione economica e di pigrizia, e forse anche di orari, essendo il congelatore a portata di mano in momenti in cui forse neanche il più schiavizzato dei pizzaioli o dei rider ti porta una pizza. E invece nulla: non una dichiarazione sul sito, non un comunicato stampa, non un annuncio sui social. Eppure siamo lì a sfondarci di sushi e poke (poco più che un’insalata di riso, nella maggior parte dei casi, solo pagata il triplo), eppure siamo tutti lì a riempire i McDonald’s e persino gli Starbucks (considerate che fino a qualche anno fa la catena di caffè non apriva in Italia per timore reverenziale verso il paese che ne aveva in certo modo ispirato l’idea). Eppure, venendo al cibo specifico, le vendite di pizza surgelata sono in costante aumento, così come la diffusione nei banchi dei supermercati e la moltiplicazione di tipologie e brand che si buttano su questa che non è propriamente una delizia gourmet. Non ci sono sostanziali novità rispetto ad allora – solo un ricorrersi dei siti principali a ripetere la stessa notizia, così funziona il giornalismo – e ci rimangono solo un paio di domande inevase – proprio come le ultime pizze.
L'azienda offriva pizza cheeseburger o al barbecue e intendeva promuovere il suo modello di consegna a domicilio. Non ce l'ha fatta.
Domino’s pizza si è ritirata dal mercato italiano. Pizza americana in Italia: chiude la catena che vendeva la pizza cheeseburger o quella con l’ananas - Pizza americana in Italia: chiude la catena che vendeva la pizza cheeseburger o quella con l'ananas
La catena fa flop e la pizza made in Usa abbandona l'Italia. Dal 2015 erano stati aperti 29 punti vendita a Milano, Torino, Roma e in altre città.
Ora alcuni punti vendita della catena in diverse città potrebbero riaprire con un altro marchio. Le pizzerie a marchio Domino's erano state aperte in Italia a partire dal 2015, tra Milano, Torino, Bergamo, Bologna, Roma, ed il Veneto, ad inizio anno se ne contavano ancora 29. La pandemia di Covid, però, ha rivisto completamente i piani iniziali che parlavano dell'apertura di poco meno di 900 punti vendita entro il 2030.
Il Tribunale di Milano, ad aprile 2022, aveva avviato le procedure di chiusura in seguito alla crisi di EPizza Spa, l'azienda che deteneva il franchising in ...
Nel 2015 l’apertura del primo ristorante di Domino’s Pizza in Italia, a Milano, che nel corso degli anni aveva visto sorgere altre sedi in città. Poi il tracollo. Arriva infatti al capolinea l’esperienza di Domino’s Pizza nel Bel Paese. Il Tribunale di Milano, ad aprile 2022, aveva avviato le procedure di chiusura in seguito alla crisi di EPizza Spa, l’azienda che deteneva il franchising in Italia. I consumatori nostrani quindi dovranno dire addio alla piazza hawaiana, quella con l’ananas per intenderci. Si parlava di una quota del 2% del mercato e di 880 ristoranti entro il 2030.
La pizza «americana» non seduce i palati italiani e dopo sette anni Dominòs alza bandiera bianca. La lotta per conquistare «i clienti esigenti» nella patria ...
E così l’aumento della concorrenza e i palati incorruttibili degli italiani hanno messo il colosso americano con le spalle al muro. Nell’ambito di una procedura concorsuale è stata concessa alla società italiana una protezione giudiziaria di 90 giorni dai suoi creditori, che ha impedito loro di chiedere rimborsi o sequestrare i beni aziendali, scaduta il mese scorso. La pizza «americana» non seduce i palati italiani e dopo sette anni Dominòs alza bandiera bianca.