Gelmini: "Rispettare i patti". Segreteria +Europa: bene patto con Pd e Azione. Meloni: "Il Pd critica Renzi e ammette il suo fallimento"
"Siamo diversi dal Pd e dagli altri partiti dell'alleanza e faremo campagna elettorale sui nostri temi". Così Mariastella Gelmini in un'intervista a La Stampa in cui sottolinea: "Il Pd doveva fare chiarezza e assicurare il rispetto del patto sottoscritto con noi. Il prossimo presidente del Consiglio "sarà una proposta che spetta a chi nella coalizione ha preso più voti, naturalmente in accordo con gli alleati. L'alleanza si basa su due distinte aree: quella liberale, popolare e riformista rappresentata da Calenda e quella di sinistra, rappresentata da Letta".Per Gelmini "l'accordo con Si e Verdi - prosegue - resta un problema di Letta, fintanto che non mette in discussione i cardini del patto Azione-Pd. E' evidente invece che un eventuale ingresso in questa alleanza elettorale del Movimento 5 Stelle produrrebbe la nostra immediata uscita. Gli rispondiamo con un sorriso, con lavoro e idee per far tornare grande l'Italia. Bacioni... che poi da Makkox a Maalox è un attimo". Lo scrive su Twitter il segretario della Lega, Matteo Salvini, commentando l'intervista dei giorni scorsi a la Repubblica del vignettista di Propaganda Live, l'Espresso e Il Foglio. Intanto perché non esiste uno spazio al centro, lo dimostra il fatto che Toti, Brugnaro e gli altri centri e centrini sono stati risucchiati di là", inoltre "una eventuale rottura all'indomani di un patto con noi non verrebbe compresa dagli elettori". Lo dice Enrico Borghi, deputato del Pd, in un'intervista al Corriere della Sera. Rispondendo all'attacco di Renzi, che ieri al Corriere ha accusato Letta di aver parlato con tutti tranne che con Iv per vendette personali, Borghi afferma: "nessun veto, nessuna pregiudiziale verso nessuno, tanto meno verso Italia viva". Renzi, afferma Borghi, "pensa di mettersi al centro e fare l'ago della bilancia sottraendo voti alla destra e alla sinistra" ma"in uno schema maggioritario si vince con un voto in più, quindi il terzo polo non esiste". Né avremmo potuto ritenerci soddisfatti di ritrovarci dopo a fare opposizione a Meloni e Salvini, senza aver provato a fermarli prima". Quanto al governo Draghi, dice: "non abbiamo nessun pregiudizio sull'operato del governo, mica ha fatto solo cose negative. Una destra alleata con Vox in Spagna, con Le Pen in Francia e con Afd in Germania: conosciamo le loro posizioni, anche in tema di diritti". "I nostri elettori spero capiscano che, se fossimo andati da soli, avremmo fatto vincere al centrodestra circa 20 collegi, non potevamo farlo - aggiunge -. Dopo il confronto ruvido a distanza con Carlo Calenda, "lo invito a prendere un tè, così ci conosciamo di persona e parliamo un po'", dice - in un'intervista a La Stampa - Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, che propone al leader di Azione di stabilire "un canale di comunicazione che non sia quello dei social". Bonelli rimarca come "la cornice di questa alleanza elettorale è la difesa della democrazia e della nostra Costituzione, rispetto a una destra che la vuole cambiare. "Il presidenzialismo proposto da Giorgia Meloni potrebbe tradursi in un regime autoritario sul genere di quello di Orban, dove il presidente della Repubblica perde il ruolo di garante della Costituzione perché non è più una figura super partes. È in gioco il futuro del pianeta". Così su twitter il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Il leader di Azione a breve sarà ospite di Mezz'ora in più su Rai 3, intervistato da Lucia Annunziata. Da parte nostra invece parleremo di contenuti, del nostro progetto per far ripartire l'Italia".
Lo strappo di Azione con il Pd riapre la partita del centro. Il ruolo degli ex FI. Gelmini:“Proposta popolare tra sinistra di Fratoianni e destra filo Or…
Lo strappo di Azione con il Pd riapre la partita del centro. In pubblico parla solo di politica estera. Ma in privato se la ride: "È la Caporetto di Enrico", punzecchia.
In meno di due mesi il terzo polo si è capovolto. Era il 14 giugno scorso quando Carlo Calenda tuonava contro Matteo Renzi: “Farà un accordo con il Pd, ...
Mario, per i renziani qualsiasi cosa non è renziana è male e qualsiasi cosa è renziana è bene. Con Di Maio, Bonafede, Catalfo, Arcuri, Azzolina. All’epoca disse “devo fermare le destre”! Oggi tuona contro un’alleanza con il PD, senza M5S, di cui è stato segretario e membro dalla nascita. Non è tempo di comodi terzismi. Agli amici liberali dico smettetela di fare i benaltristi e combattete con noi. — Carlo Calenda (@CarloCalenda)August 3, 2022 Ma ho anche evitato la vittoria a tavolino della Meloni, con un accordo che esclude 5S e voti di Azione a Di Maio e co. — Carlo Calenda (@CarloCalenda)August 3, 2022 — Carlo Calenda (@CarloCalenda)August 3, 2022 L’incontro faccia a faccia e poi il patto col Pd – Eppure, nonostante queste parole, il 25 luglio – quindi pochi giorni dopo la caduta del governo Draghi – Calenda e Renzi si erano incontrati per un colloquio a Roma. Renzi aveva già cominciato da qualche settimana a usare toni affettuosi nei confronti del suo ex ministro e in quell’occasione gli aveva ribadito l’intenzione di Iv da correre da solo alle elezioni, visto il veto del Pd. L’incontro con Calenda è andato “bene, come sempre. “Renzi? Inaccettabile essere pagati da Italia e Arabia Saudita” – Tornando indietro di qualche settimana, a metà giugno, il tono era opposto: “Non ho preclusioni nei confronti di Italia Viva”, ma Renzi “deve decidere se vuole fare un lavoro serio, o se invece, come io credo, tenere le mani libere fino all’ultimo secondo per poi fare gli accordi. Insomma, le critiche di Italia Viva al patto Calenda-Letta le riteneva inconcepibili, tanto da paragonare i renziani al M5s: “Le sette hanno in comune la capacità di immaginare la realtà a loro uso e consumo”. Un concetto ribadito in più di un tweet: “Per i renziani qualsiasi cosa non è renziana è male e qualsiasi cosa è renziana è bene. Italia Viva come il M5s: “Una setta” – A Calenda l’idea di un terzo polo con Renzi sembrava proprio non piacere più: “Quindi saremmo dovuti andare da soli, provocare la vittoria della destra a tavolino e rimanere alla finestra senza poter governare.
Che festa a destra! Un ferragosto così quando mai Giorgia Meloni poteva immaginarselo. E Salvini? Altro che Papeete e sederi leopardati: comandare è meglio che ...
Le due ministre invece sono sollevate, ora possono andare a testa alta, senza alleanze con la sinistra, coerenti con il loro passato forzista e fedeli all’agenda Draghi. Erano imbarazzate di trovarsi in mezzo ai piedi Fratoianni e Bonelli, e doversi giustificare. Dunque, frizzi e lazzi su Enrico e Carlo, ma potrebbe succede che l’offerta politica di un Polo liberal-democratico adesso sia più convincente e omogenea, che chi vuole votare sinistra non abbia remore per le presenze “moderate, aliene e inquinanti”. Un quadro sicuramente più chiaro ma enormemente più favorevole al centrodestra. L’addio di Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna l’aveva salutato in maniera funebre, “riposino in pace”, e gli interessati subito si sono toccati gli amuleti. Qualche apprensione potrebbe avercela quel furbacchione di Silvio Berlusconi, che aveva tirato un sospiro di sollievo quando ha visto che Azione si era alleato con Pd. Vabbè, a questo punto gli sfottò da parte del centrodestra e le frasi ad effetto ci stanno, sono prevedibili, dopo la rottura di Carlo Calenda con Enrico Letta. «A sinistra sembra di stare a scherzi a parte; Letta abbandonato sull’altare e scappare con Renzi; Carlo e Enrico? Nella foto in cui si stringevano le mani sembravano Stanlio e Olio». Bene, anzi male, ora si apre il capitolo dal titolo, “vittoria straripante di Giorgia Meloni”: maggioranza di due terzi, leggi e decreti sicurezza che passano in Parlamento come proiettili, tasse uguali per ricchi e poveri, riforme costituzionali che non hanno bisogno di referendum confermativo, controllo assoluto delle commissioni parlamentari, presidenza delle Camere in mano ai vincenti. E Salvini? Altro che Papeete e sederi leopardati: comandare è meglio che fottere, direbbero in Sicilia.
«Ho fatto la cosa giusta. Queste elezioni non le vince nessuno e a Palazzo Chigi torna Draghi», è l'idea. Ma… L'addio di Carlo Calenda all'alleanza con il ...
Ma per raccogliere le firme dovrebbe avere almeno in mano la lista dei candidati in ogni circoscrizione. Per la parte proporzionale del Rosatellum infatti i seggi si ripartiscono tra le liste che ottengono almeno il 3%. Questo significa che ogni lista infatti ha uno sbarramento nazionale del 3%. Invece le coalizioni hanno una soglia al 10%. E il voto funziona così: i partiti in coalizione che prendono tra l’1 e il 3% riversano i loro voti, proporzionalmente, alle altre liste della stessa coalizione che hanno superato il 3%. Mentre i voti delle liste che rimangono sotto l’1% vanno completamente persi. Un retroscena de La Stampa infatti oggi racconta che Calenda preferirebbe presentare agli elettori un’alleanza di liste, mentre Renzi preferirebbe un listone unico. E il nome di Calenda potrebbe addirittura finire sul simbolo dell’alleanza con Renzi. Più prosaicamente, fa sapere oggi Il Messaggero, dietro la scelta del leader di Azione c’è un sondaggio commissionato nei giorni scorsi. È il caso, ad esempio, di +Europa. Per questo adesso i tecnici stanno cercando di capire se la regola possa valere anche per Azione. Che si era presentata alle elezioni europee con la lista “Siamo Europei”. In questo caso Calenda non avrebbe bisogno dell’apparentamento con Renzi. E potrebbe lanciare la sua lista anche all’interno di un’alleanza con Italia Viva e Pizzarotti (che ha lasciato il Pd per allearsi con Iv). Ma si tratta soltanto di un’ipotesi, per ora. Con buone prospettive di crescita (fino al 15%) in caso di accordo con Matteo Renzi. «Senza la palla al piede dell’intesa a sinistra queste elezioni non le vince nessuno. Decisive nella scelta sono state Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Che hanno spiegato in più occasioni all’ex ministro dello Sviluppo che andando al voto con Sinistra Italiana «la proposta politica di Azione non sarebbe comprensibile». Perché allearsi con Fratoianni che dice no alla Nato e non vota la fiducia al governo Draghi avrebbe causato perdita di credibilità davanti all’elettorato. In più, la corsa solitaria di Renzi avrebbe potuto rubare il palcoscenico del Terzo Polo ad Azione. Adesso tutto cambia. Con il Pd la percentuale scendeva all’8,5%. Lo strappo quindi è frutto di un calcolo: «E se ora imbarco Renzi assieme possiamo fare il 15%. Una percentuale che potrebbe davvero impedire la vittoria della destra». L’addio di Carlo Calenda all’alleanza con il Partito Democratico annunciato in diretta da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più apre orizzonti e confini per le elezioni politiche del 25 settembre. Ieri Calenda ha accusato il Pd di non aver fatto la sua Bad Godesberg. Il riferimento è al luogo in cui si celebrò nel 1959 il congresso dei Socialdemocratici tedeschi in cui la Spd abbandonò definitivamente il marxismo per il riformismo. E che lo vedeva al 10,7% in caso di corsa solitaria.
"Parlo io, attendiamo le prossime ore. Niente attacchi". Poche righe, la comunicazione via chat ai suoi di Matteo Renzi serve a frenare chi ...
Renzi ha parlato di "opportunità straordinaria", l’affondo al leader di Azione su Calenda è arrivato da Pizzarotti, nell’annunciare che la Lista Civica Nazionale correrà con Iv. "Dopo molti giorni di balletti indecorosi abbiamo deciso di stare con chi a queste danze non ha partecipato. Saremo con Matteo Renzi", ha osservato l’ex sindaco di Parma. Il ragionamento dei renziani parte dall’assunto che l’ex presidente del Consiglio non si è spostato di un millimetro, ora tocca a Calenda accodarsi nel terzo polo. Dopo l’incontro di qualche settimana fa e oggi il dietrofront del leader di Azione che ha stracciato il patto con il segretario dem Letta dal programma tv di Lucia Annunziata.
Carlo Calenda lascia Enrico Letta e "casca" nelle braccia di Matteo Renzi? Sembra essere questo il finale della telenovela del centrosinistra.
Noi stiamo costruendo il terzo polo e chi vuole darci una mano è il benvenuto, ma è indecente vedere quello che sta accadendo in queste ore mentre l'Italia vive una situazione di difficoltà". Intervistato da Lucia Annunziata, infatti, Carlo Calenda non ha chiuso all'opportunità di un'alleanza con Italia viva, anzi. Abbiamo una opportunità straordinaria". Il leader di Italia viva gongola davanti alla possibilità di formare concretamente quel terzo polo che fino a poche ore fa sembrava ormai utopico nella misura da lui desiderata.