Grandi manovre ed esercitazioni militari nello stretto di Taiwan. La Russia: "Quella di Pelosi una provocazione, legittimo per la Cina fare esercitazioni".
Il capo della diplomazia Ue Josep Borrell ha condannato le "esercitazioni militari mirate" della Cina intorno a Taiwan, osservando che la visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi sull'isola non è una motivazione valida. La Cina ha lanciato undici missili balistici Dongfeng nelle acque attorno a Taiwan dall'inizio delle esercitazioni militari avviate oggi, in risposta alla visita sull'isola della speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi. Lo riferisce il ministero della Difesa di Taiwan, citato dall'agenzia Central News Agency, precisando che i lanci sono avvenuti in diversi momenti, e hanno coinvolto le acque circostanti Taiwan a nord, sud a est. Il ministero, inoltre, ha "condannato le azioni irrazionali"della Cina che " minacciano la space e la stabilità regionali". Incoraggiamo tutte le parti a mantenere la calma, esercitare moderazione e agire con trasparenza", ha aggiunto Borrell, a Phnom Penh per l'Asean. Lo ha reso noto l'Ufficio marittimo e portuale di Taipei in una nota, secondo cui la durata delle"manovre militari mirate" dell'Esercito popolare di liberazione (Pla) sono state estese da domenica 7 agosto a lunedì 8 fino alle ore 10:00. I ministri degli Esteri del G7, tra cui il Giappone, avevano invitato la Cina mercoledì a risolvere pacificamente le tensioni relative a Taiwan. Parlando in un briefing con i media, Hua Chunying, portavoce del ministero, ha affermato che Pechino e' fortemente scontenta della dichiarazione. “La tensione nella regione ed intorno a Taiwan è stata provocata dalla visita di Nancy Pelosi”. Commenta così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo la visita della speaker della Camera statunitense sull'isola contesa. Il ministro degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi ha chiesto alla Cina di “fermare immediatamente” le esercitazioni militari intorno a Taiwan, decise in risposta alla visita nell'isola della speaker della Camera Usa Pelosi, dopo gli sviluppi che hanno visto cinque missili balistici cinesi cadere nella zona economica esclusiva nipponica. L'esercito di Taipei “ha colto immediatamente le dinamiche di lancio, attivato i relativi sistemi di Difesa e rafforzato la prontezza al combattimento”. La Cina ha inviato oltre 100 caccia, bombardieri e altri aerei militari nelle aree dove si tengono le esercitazioni attorno a Taiwan, le più grandi mai avviate da Pechino. Inoltre, nelle acque circostanti l'isola, sono stati schierati più di dieci tra cacciatorpedinieri e fregate. "I canali di comunicazioni con la Cina sono ancora aperti a livelli differenti", ha aggiunto Kirby, "gli Stati Uniti sosterrebbero appieno una riduzione delle tensioni tramite la diplomazia". Le esercitazioni militari cinesi vicino Taiwan sono una "significativa escalation". Lo ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, in conferenza stampa.
Leggi su Sky TG24 l'articolo Tensione Cina-Taiwan, manovre militari di Pechino. Missili sorvolano l'isola. DIRETTA.
Intanto il ministero degli Esteri cinese ha convocato gli ambasciatori dei Paesi del G7, inclusa l'Italia, e dell'Ue per "esprimere il più completo disappunto" sul comunicato firmato ieri dai ministri degli Esteri di forte critica sulle esercitazioni militari lanciate oggi da Pechino. La Cina ha dato il via, alle 12 locali (le 6 in Italia), alle più grandi esercitazioni militari mai fatte intorno a Taiwan, in un crescendo di tensioni in risposta alla visita sull'isola della presidente della Camera Usa Nancy Pelosi. I media ufficiali ricordano che si tratta "di manovre militari e d'addestramento su vasta scala" che includono lanci dal vivo di colpi di artiglieria e di missili in sette aree marittime off-limits a navigazione e sorvolo, in una prova di forza dell'Esercito popolare di liberazione (Pla). La Cina ha lanciato oggi 11 missili balistici Dongfeng (DF) nelle acque intorno a Taiwan, nell'ambito delle esercitazioni militari, riferisce il Ministero della Difesa di Taiwan, precisando che i lanci sono avvenuti in diversi momenti. Le tensioni nell'area si sono riaccese con la visita -di appena 20 ore- della speaker della Camera americana a Taipei il 2 agosto. e sudoccidentali dell'isola. In risposta, le forze armate di Taipei hanno attivato i sistemi di difesa. Hayashi, a Phnom Penh per il vertice ministeriale dell'Asean, ha incontrato il segretario di Stato Usa Antony Blinken: entrambi, ha riferito l'agenzia Kyodo, hanno condannato con forza l'operato di Pechino. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha annullato il colloquio con Hayashi. L'esercito di Taipei "ha colto immediatamente le dinamiche di lancio, attivato i relativi sistemi di Difesa e rafforzato la prontezza al combattimento". Secondo il Ministero della Difesa giapponese, quattro dei cinque missili balistici cinesi caduti nella zona economica esclusiva nipponica "si ritiene che abbiano sorvolato l'isola principale di Taiwan". La mossa, confermata da Taipei, è un segnale preoccupante che, in caso di imprevisti, potrebbe portare a scenari di escalation visti i rischi concreti di incidenti.
Cina-Taiwan come Russia-Ucraina? E Usa terzo incomodo interessato? Il rischio di una terza guerra mondiale si fa sempre più concreto. Luci...
Perché se rinunciasse a difendere la "sua" Cina consegnerebbe all'altra Cina lo scettro di Numero Uno planetario”. Con le buone o con le cattive – si legge su La Stampa e su Limes -. Un linguaggio che sinistramente evoca l’ “operazione militare speciale” della Russia contro l'Ucraina come ha scritto Caracciolo prima di avvertire: “Data la robusta presenza aeronavale americana nell'area, il rischio di un conflitto per incidente è palpabile. Così scongiurando la minaccia del "sorpasso" della Cina sull'America. Ma una cosa è fissare l'orizzonte di medio-lungo periodo, altra spingere involontariamente verso la resa dei conti. Il viaggio sull’isola contesa (Pechino la rivendica come propria provincia, Taiwan si è autoproclamata indipendente anni fa) è considerato una “provocazione” dal Dragone che ha reagito con lo stop all’export di sabbia naturale verso l’isola (materia necessaria per i semiconduttori, nda) e con una serie di “operazioni militari mirate” che accerchieranno l’isola dal 4 al 7 agosto. Questione di tempi e di modi.
Le esercitazioni militari della Cina a Taiwan sono l'inizio di una nuova crisi mondiale? Quanto è probabile lo scoppio di un conflitto tra Pechino e Taipei? E ...
A meno che non intervengano, ancora una volta, gli Stati Uniti: nonostante abbiano a lungo provato a mantenersi nello spazio grigio di un’«ambiguità strategica», il presidente Joe Biden ha dichiarato che le forze americane sono disposte a difendere militarmente Taiwan in caso di attacco. Gli States hanno tuttavia provato a dare un colpo, oltre che al cerchio, anche alla botte, riconoscendo la RPC come l’unico governo legittimo della Cina. Riconoscono anche la posizione di Pechino secondo cui Taiwan fa parte della Cina, ma non hanno mai accettato la pretesa di sovranità del PCC sull’isola. L’obiettivo, spiega la Cnn, è preservare lo status quo ed evitare una guerra in Asia, e ha funzionato. Il viceministro degli Esteri Xie Feng ha parlato di «grave provocazione» oltre che di «violazione del principio della Unica Cina». L’approdo a Taiwan infatti, a detta della stessa Pelosi, non rientrava nel quadro di una piacevole gita estiva: si trattava della « dimostrazione di sostegno alle democrazie minacciate», nel quadro di una lotta «agli autocrati». Ma quello tra Pechino e Taipei, infatti, è un conflitto che gioca un ruolo chiave nella scacchiera mondiale. Nonostante dagli anni 80 il clima sembrava iniziato a distendersi, Taipei e Pechino non sono mai stati sereni vicini di casa. Questi ultimi decidono di ritirarsi a Taiwan, alleandosi con gli Stati Uniti che combattono la Cina in Corea e sperando un giorno di riconquistare la terraferma. Quanto è probabile lo scoppio di un conflitto tra Pechino e Taipei? E cosa faranno gli Usa? La visita a Taiwan della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi è soltanto la scintilla di un fuoco che arde da tempo.
Alcune delle aree nelle quali si stanno svolgendo le esercitazioni cinesi sconfinano nelle acque territoriali interne rivendicate da Taiwan, e pure nella ...
L'isola ha attivato i citati relativi sistemi di difesa in risposta al lancio e condannato l'"azione irrazionale" della Cina. Alcune delle aree nelle quali si stanno svolgendo le esercitazioni cinesi sconfinano nelle acque territoriali interne rivendicate da Taiwan, e pure nella zona economica esclusiva del Giappone. Stando a fonti taiwanesi citate dall'agenzia Reuters, circa 10 navi e vari jet cinesi hanno già compiuto alcune incursioni, attraversando brevemente la linea mediana dello Stretto di Taiwan. Taipei, da parte sua, ha schierato sistemi missilistici per tracciare l'attività dell'aviazione cinese, mentre le navi della sua Marina sono rimaste vicine alla linea mediana per monitorare le manovre di Pechino. Allo stesso tempo, Taiwan sostiene che la mossa della Cina sia una violazione della sovranità e, di fatto, un blocco dell'isola. La tensione resta altissima, e il rischio di un conflitto nello Stretto di Taiwan è da prendere seriamente in considerazione. Secondo quanto riportato dalla Cctv, l'emittente pubblica cinese, la Cina ha avviato esercitazioni militari attorno a Taiwan. Non si tratta di semplici esercitazioni, ma delle più grandi manovre mai organizzate da Pechino in quest'area marittima. In un secondo momento, come spiegato da Taipei, la Cina ha aggiunto un'altra area di interdizione, portando il totale a quota sette.
Cina e Stati Uniti sono su un piano inclinato che porta alla guerra. Questione di tempi e di modi. L'unica via per impedirla è che entrambi riconoscano.
Sotto la regìa di Xi, le profonde riforme in corso ambiscono a trasformare la Cina in grande potenza militare entro il 2050. Il provvisorio bilancio della visita lampo a Taiwan di Nancy Pelosi, presidente della Camera americana, ha il merito di svelare che la recita della “Cina Unica” è finita. L’unica via per impedirla è che entrambi riconoscano il pericolo e accettino di regolare per via negoziale le loro dispute.